Inizia con la dichiarazione di un amore fugace contenuta nell’opening track “Here 4 U” il quarto album in studio della band canadese composta da Raphaelle Standtell-Preston, Austin Tuffs e Taylor Smith.

I ragazzi di Alberta hanno ottenuto da ogni parte del globo consensi uniformi ed entusiastici. Ed a ragione. Già , perchè questo “Shadow Offering” è davvero un gran bel disco. Una piacevole e irrinunciabile esperienza frutto del gran lavoro di produzione che si è sviluppato intorno a questo progetto che porta la firma di Chris Walla, guitarist dei Death Cab For Cutie.

Dopo essersi concessi una pausa durata ben tre anni dalla loro ultima fatica, il trio canadese è uscito dal suo studio di Montreal con un sound molto più maturo e rifinito, sia negli  arrangiamenti che nell’atmosfera musicale nel complesso. Esempio tangibile sin da subito è la bellissima quanto raffinata “Eclipse (Ashley)”,   scelta come terza traccia, che fa emergere la potente voce della Standell-Preston.

Composto da un totale di nove episodi per quarantacinque minuti circa, il disco risente della cura dei dettagli scaturiti proprio dalla magica mano di Walla il quale già  dalla pubblicazione dei primi singoli anticipatori non ha mancato di mettere in luce le qualità  di questa eccellente band.

Il synth-pop giocoso di “Young Buck”, scivola via sull’onda di un mood energico mentre l’altro singolo “Just Let me” ci avvolge in una magnetica atmosfera accompagnata dalla consueta ipnotica voce della frontwoman.

La scelta, poi, della scaletta è impeccabile ed è sempre la Standell-Preston che in “Upheaval II” si lascia andare in riusciti virtuosismi supportati da chitarre e bassi indie più decisi, solidi, almeno fino alla successiva “Fear of Men” nella quale i setosi e ammalianti synth aprono alla “rabbiosa” voce della cantante che, stanca di essere vista come inferiore, non vuole più che la sua sicurezza sia minata dalla paura per gli uomini (“The fear of men, don’t wanna fear them”).

La visione sincera e speranzosa che esce dalla narrativa del disco si riverbera in tutte gli episodi dell’album, anche quando i nove lunghi minuti di “Snow Angel” dapprima intonano un andamento rilassato e composto, scandito da una convincente linea di basso, per poi tramutarsi in una cupa e ruvida melodia che irrompe con inquietudine e angoscia con la sezione parlata e, tra le tante, “Tra tutta la follia, il caos/La necessità  di marciare per le strade/Notizie false e indottrinamento/Frontiere chiuse e deportazione/Sono stato profondamente triste/Una tristezza più profonda che dopo la riduzione”.

Segue il piano di “Ocean” a riportare il “caos” in territori soft dove i variopinti falsetti di Standell-Preston fungono da preludio alle note d’amore di “Note To Self” che sanciscono la conclusione di questo full-length nel quale, inutile negarlo, le vibranti corde vocali della Standell-Preston rappresentano il leitmotiv del lavoro che ha il compito di riportare luce alle ombre offerte dalle differenti avversità  della vita, tra intime ed emozionanti, coinvolgenti e profonde armonie.