Era ottobre 2018 quando i Cloud Nothings avevano pubblicato, via Wichita Recordings, il loro quinto LP, “Last Building Burning”: ora la band dell’Ohio capitanata da Dylan Baldi sta preparando il suo successore, che potrebbe vedere la luce già  entro il 2020, ma nel frattempo lo scorso weekend ha realizzato ““ solo digitalmente sul suo Bandcamp – questo “The Black Hole Understands”, totalmente autoprodotto, che ha definito come un “quarantine album”.

Il frontman di origini italiane e il batterista Jayson Gerycz si sono scambiati dei file in questi mesi e, mentre chitarra, basso e voce sono stati registrati a Philadelphia, la batteria a Cleveland, dove è poi avvenuto anche il mixing del disco: sarà  interessante ascoltare il risultato di questo progetto uscito da tempi così strani e bui come quelli attuali.

Vuoi a causa delle registrazioni in solitudine, vuoi per il periodo negativo, ma “The Black Hole Understands” risulta spesso più malinconico rispetto ai lavori passati del gruppo statunitense, ma allo stesso il suo suono, sin dal primo ascolto, ci pare più pop e pulito.

“Story That I Live” ci apre subito la mente verso cosa ci aspetterà  nella prossima mezz’ora: un power-pop semplice con una chitarra dai toni chiari sui quali possiamo udire la batteria di Gerycz, precisa e decisa come sempre ““ noi rimaniamo immediatamente conquistati dalla loro musica.

“An Avarage World”, invece, ci riporta indietro di qualche decina di anni: quelle sue armonie sembrano volerci trasportare dritti dritti verso la California, dando al pezzo un tocco pop davvero solare e godibile, nonostante il sempre potente drumming del buon Jayson.

“Tall Gray Structure”, aggressiva quanto basta, è invece un altro pezzo strumentale dei Cloud Nothings: non è il loro primo e probabilmente non sarà  nemmeno il loro ultimo, ma risulta comunque brillante e intenso.

Dolce-amara e riflessiva, la successiva “A Silent Reaction” ha una strumentazione muscolare, ma allo stesso tempo risulta speranzosa, mentre “Right On The Edge” ““ dal sapore punk – sembra più gioiosa e rilassata rispetto ai brani che la precedono, sebbene la strumentazione risulti frenetica e veloce.

Una mezz’ora che trascorre piacevolmente che pare riportare i Cloud Nothings verso il suono dei primi lavori, tralasciando però le origini lo-fi: in un periodo così doloroso come quello che stiamo vivendo ora, la band di Baldi è riuscita a costruire un disco molto gradevole, intelligente e dalle sonorità  pop e dai toni chiari e puliti, sebbene non sia stato registrato con tutti i membri del gruppo nella stessa stanza. Non possiamo parlare di rivoluzioni, ma in questo momento storico così particolare il piacere di ascoltare musica ben prodotta e fresca passa senza dubbio oltre tutto il resto.

Photo Credit: Daniel Topete