Le sorelle Danielle, Este e Alana Haim sono giunte al loro album della maturità , termine ormai abusato e spesso sin troppo generico, ma che nel loro caso sembra calzare a pennello.

Già , perchè è indubbio che, con questo atteso “Women in Music Pt. III”, le Nostre abbiano voluto un po’ svoltare musicalmente, abbandonando certi elementi peculiari a livello di sonorità  e atteggiamenti, per spaziare ampiamente sulla materia pop, affinando oltretutto un linguaggio che prevarichi le tematiche tardo adolescenziali.

Dal mio punto di vista, un album come quello che ne segnò l’esordio (“Days Are Gone”, pubblicato nel 2013), rimane mirabile e genuino esempio di come fosse ancora possibile nel nuovo millennio proporre deliziose canzoncine synth-pop dal forte respiro eighties. Canzoni che in alcuni casi erano irresistibili, seppur gelatinose e acerbe. Il pregio, al di là  dei contenuti musicali e del talento compositivo delle tre giovani americane, stava nel saper coniugare gli inevitabili ammiccamenti con una buona dose di autoironia, cosicchè veniva impossibile mescolare un progetto come il loro ai tanti fenomeni pop usa e getta.

Le cose progredirono col secondo “Something to Tell You”, uscito quattro anni dopo e tuttavia meno a fuoco dell’esordio, non del tutto coeso e più ripetitivo nei temi, incentrato ancora principalmente sulle dinamiche relazionali. Un brano come “Want You Back” però poteva fungere da paradigma e prefigurare la perfetta sintesi delle loro istanze, primordiali e future insieme.

Invece col nuovo disco si assiste a un mutamento verso un mondo in effetti più adulto, con cambi di prospettive e direzioni musicali diverse, ma che non convince al cento per cento.

Stavolta le Haim intendono confondere l’ascoltatore, shakerando all’interno del lavoro tante influenze e atmosfere. Lo si era capito in fondo sin dai singoli apripista, disseminati discograficamente negli ultimi mesi e qui ripescati in maniera non ufficiale, comparendo infatti solo come bonus tracks in fondo al disco. Nell’ordine, “Now I’m In It”, col suo ritmo pirotecnico, l’intensa e folkeggiante “Hallelujah” e la spensierata e sinuosa “Summer Girl”, caratterizzata da affascinanti e indolenti inserti di sax, mostravano forti segnali di una ricercata evoluzione.

Non solo pop sbarazzino e insolente quindi, ma anche escursioni nell’elettronica (“3am”) e in territori funky (in episodi come “Don’t Wanna” o “All That Ever Mattered”), qualche tentativo di flirt con l’hip hop (ne è un esempio l’elegante “I Know Alone”) e soprattutto un tuffo nel mare magnum del pop rock più patinato, dove a farsi preferire sono soprattutto le strutture musicali che non le melodie vere e proprie. Quelle, ahimè, latitano tremendamente, così come i ritornelli catchy, quei colpi di sintetizzatori che facevano sobbalzare e quelle ritmiche che facevano muovere a tempo il piede; fa eccezione l’incalzante e briosa “The Steps”, forse quella che più si avvicina per sonorità  alle canzoni del debut album, ma francamente è troppo poco per elogiare appieno la bontà  del lavoro.

Si è privilegiato il “vestito”, con arrangiamenti talvolta molto raffinati, in cui compaiono elementi jazz (vedi l’iniziale “Los Angeles”), alla forma, nonostante sia evidente un tentativo anche narrativo che mira a parlare dell’universale, anzichè del privato.

Fa specie però che le canzoni migliori siano quelle infine camuffate come bonus, forse un segno tardivo che sarebbe stato preferibile in ogni caso inserirle, seppur già  edite e con un proprio corso già  tracciato. Da ascoltatore tuttavia, considero una fortuna che alla fine figurino in scaletta, perchè l’intero”Women in Music Pt.III”, pur non essendo certo un disco brutto, a conti fatti ne ha beneficiato.

Le Haim sono indubbiamente molto talentuose e sanno quello che vogliono ma mi auspico che questa sia una fase di transizione verso un prossimo lavoro, che dovrà  suonare più omogeneo e soprattutto vero.

Qui mi sembra, più che altro, che si tratti di un album molto ragionato, al fine di ottenere un risultato in grado di soddisfare il maggior numero di palati possibile.