Sorpresa, sorpresa dopo averlo annunciato con sole ventiquattro ore d’anticipo Taylor Swift pubblica un nuovo album, il numero otto. Modus operandi non più sorprendente di questi tempi ma comunque un’uscita rilevante vista la posizione raggiunta da Miss Swift nel mondo del pop e l’attenzione ottenuta l’anno scorso da “Lover”.

“folklore” è un disco ambizioso, sedici brani più bonus nati in pieno lockdown con la collaborazione virtuale ma effettiva di alcuni grandi nomi: Aaron Dessner dei The National produttore e co – autore di undici pezzi, Jack Antonoff (sue “my tears ricochet”, “august”, “mirrorball”, “this is me trying”, “illicit affairs”) Bon Iver che presta la voce in “exile”, il misterioso William Bowery su cui tanto si è speculato.

L’esperta mano di Aaron Dessner, coadiuvato dal fratello Bryce, si sente ma in modo aggraziato. Non sovrasta lo stile di Taylor Swift che diventa inevitabilmente più maturo in testi e performance. A convincere sono soprattutto brani tra elettronica e pop sofisticato come “the last great american dynasty”, “invisible string” e “peace”. Arrangiato benissimo il duetto con Bon Iver, gradevole il contributo di Antonoff capace come al solito di creare un pop variegato, mai banale o quasi (“this is me trying” e “illicit affairs” superiori alle altre).

Dessner ha detto di essere rimasto colpito dall’umanità , dal calore, dalle emozioni che la voce di Taylor Swift riesce ad esprimere. Sentimenti che si percepiscono chiaramente anche se forse era lecito aspettarsi qualcosa di più da una collaborazione elegante ma fin troppo timorosa, frenata forse dal profondo rispetto reciproco, che regala momenti interessanti (“seven”, “mad woman”, “epiphany”, “hoax”) ma anche diversi riempitivi.

La coppia Dessner – Swift non osa quanto avrebbe potuto, coprendo comunque uno spettro abbastanza ampio da regalare qualcosa a tutti gli ascoltatori. Detto questo “folklore” non sembra un album fatto per andare alla ricerca della hit dell’estate o dell’autunno. Punta su introspezione e sfumature cangianti per raccontare l’altro lato della storia di “Lover”.

I fan continueranno a gioire, i denigratori a denigrare, gli indifferenti e i cauti a osservare con distacco e forse un filo di curiosità  in più la parabola in continua ascesa di una cantautrice capace di sopravvivere alla celebrità  giovanile, di crescere sotto l’impietosa luce dei riflettori fino a diventare definitivamente adulta in questo disco.

Credit foto: Beth Garrabrant