Non tutto il male viene per nuocere.

Prendi ad esempio quello che è successo a Erlend à’ye, alfiere del new acoustic movement con i King of Convenience e poi padrone di casa The Whitest Boy Alive, progetto al quale faceva parte anche il batterista Sebastian Maschat: riunito il gruppo e partiti, da lidi differenti, verso il Messico per un festival, si sono ritrovati a San Josè del Cabo con la data cancellata a causa della ormai nota emergenza sanitaria ed il resto della band a Città  del Messico in condizioni simili.

Distanti, bloccati all’estero per 14 giorni, con gran parte dei voli cancellati, che fare se non buttare giù qualcosa insieme nello studio dell’hotel (El Ganzo, appunto)? Peraltro, Maschat aveva già  da tempo delle tracce bell’e pronte, e per Erlend à’ye trovare un accompagnamento di chitarra non è certo ardua impresa, così come tirare fuori stornelli dal cassetto. Aggiungi poi musicisti “ingaggiati” sul posto (come l’agente di prenotazione, il proprietario della struttura dove alloggiavano ed un ingegnere del suono, che si presentano nella traccia “Credits”, o Clara Cebrián che canta in “Keycard”) e la vena da polistrumentista di Maschat (tra piano e synth, fiati e percussioni di vario tipo) ed il gioco è fatto.

Le voci dei due per melodie semplici, istintive, esotiche, ora fresche come un’alba, quindi miti e lenitive come un tramonto nella Bassa California del Sud: un divertissement per i due, non è difficile immaginarlo, e sebbene la memorabilia alloggi altrove, un regalo gradito per noi con qualche passaggio delizioso (“Butterflies”, “Distant Lover”): alla fine, come detto, non tutti i mali vengono per nuocere.