Dopo l’eccellente esordio sulla lunga distanza con “Pony”, uscito lo scorso anno, Orville Peck è ritornato ieri con un nuovo EP di sei canzoni per venticinque minuti, pubblicato congiuntamente da Columbia Records e Sub Pop Records: scritto e prodotto dallo stesso musicista di stanza in Canada, “Show Pony” viene descritto dallo stesso Orville sui suoi canali social come il “middle sister record”.

Questo nuovo lavoro sulla distanza breve tratta di temi come amore, cuori spezzati, ricordi giovanili e orgoglio e vede l’incredibile partecipazione di un’icona del country come Shania Twain, che duetta con Peck in “Legends Never Die”.

“Show Pony”, la cui uscita è stata rinviata di un paio di mesi per dare spazio a Orville per concentrare le sue energie sul movimento Black Lives Matter, vuole essere il seguito di ciò che il musicista di stanza in Canada ha saputo costruire con il suo primo album.

La nostra attenzione ovviamente finisce subito sulla già  citata “Legends Never Die”, il momento più pop del disco con la voce di Peck che contrasta bene con quella della storica songwriter nativa dell’Ontario, creando ottime armonie su una deliziosa strumentazione country-pop.

Non è però la sola canzone di valore di “Show Pony” e probabilmente nemmeno la migliore, perchè già  dalle prime note della opening-track e recente singolo “Summertime” possiamo godere del caldo baritono di Peck, accompagnato da un certo romanticismo poetico e da atmosfere desert-rock psichedeliche, che non si distanziano troppo da ciò che avevamo sentito su “Pony”: le melodie poi sono assolutamente gradevoli, gentili e piene di emozioni che ci sembrano sincere.

Molto buono anche il successivo “No Glory In The West”, seppur semplice e con la sola chitarra: oltre alle influenze country classiche, anche qui è ancora la voce profonda di Orville a svettare e colpirci.

“Drive Me, Crazy”, dalle ampie sensibilità  pop, è passionale ed è adornato da uno splendido piano, mentre la cover di “Fancy” di Bobbie Gentry chiude l’EP con un’atmosfera strana, scarna e drammatica e un’effettistica piuttosto particolare prima di lasciare spazio a un potente assolo di chitarra negli ultimi quaranta secondi.

Un lavoro, seppure sulla breve distanza, che comunque sa mettere Orville Peck in una posizione molto importante per il suo futuro: l’artista di stanza in Canada non solo ha continuato nel suo percorso di crescita, ma si sta preparando a entrare ““ secondo noi, se continua a produrre lavori di questa qualità , in breve tempo ““ nell’èlite della musica country.

Photo Credit: Carlos Santolalla