Cos’è stato il punk se non “la grande truffa del rock and roll”? Non bisogna essere degli illuminati per cogliere l’essenza di quello che fu lo spirito originale del movimento, tra la fine degli anni ’70 e i primi “’80; basta avere un minimo di senso dell’umorismo. O meglio, è necessario averne davvero tanto, considerando il fatto che spesso ““ per non dire sempre ““ si finiva per andare oltre i confini del buon gusto.

Per apprezzarlo fino in fondo è necessario comprenderne la natura irriverente. Quella voglia incontrollabile di provocare che, come una linea immaginaria tra le due sponde dell’Atlantico, collega tra loro la maglietta con la svastica di Sid Vicious e il bistrattatissimo corpo di GG Allin, privo di indumenti ma ricoperto di sangue e feci. Nazismo, autolesionismo, coprofagia, violenze disumane e volgarità  indicibili: ogni tipo di nefandezza veniva sfruttato con l’obiettivo di scioccare il pubblico e, perchè no, raccogliere attenzioni.

La cattiva pubblicità  non esiste: probabilmente fu da questo principio che partì Malcolm McLaren per “plasmare” i Sex Pistols. Sulla medesima lunghezza d’onda, ma a circa diecimila chilometri di distanza, i Dead Kennedys di Jello Biafra ed East Bay Ray. Per quale motivo scegliere un nome così offensivo per battezzare la propria band? è semplice: scandalizzare i benpensanti e, allo stesso tempo, farsi conoscere in giro. Lo stratagemma funzionò anche se, alla luce di un capolavoro come “Fresh Fruit For Rotting Vegetables”, più che di trovata di marketing bisognerebbe parlare di una specie di cavallo di Troia.

Il quartetto californiano infatti si servì dell’imbroglio del punk ““ la provocazione fine a se stessa ““ per veicolare, attraverso i testi dissacranti di Biafra, messaggi tanto insolenti quanto intelligenti. Il gusto per la satira dei Dead Kennedys passava attraverso un uso sfrontatissimo del black humour dai contenuti forti. Citando più o meno alla lettera il frontman del gruppo, la band era pronta a impiegarlo “nei modi più turpi, se necessario” pur di spingere gli ascoltatori a riflettere. Scuotere le menti per risvegliare le coscienze: fu probabilmente con questa idea ben salda in testa che vennero scritti i versi di “Kill The Poor” e “Chemical Warfare”, due feroci inni hardcore sui quali aleggia l’ombra del perenne pericolo nucleare.

Grazie a un livello tecnico superiore rispetto a quello di altri colleghi dell’epoca, i Dead Kennedys riuscirono a infondere sfumature musicali ricche e sempre diverse al loro impegno politico-sociale. Nel disco d’esordio i riff di East Bay Ray, così come il lavoro svolto dalla sezione ritmica costituita dal bassista Klaus Flouride e dal batterista Bruce Slesinger, accompagnano alla perfezione lo stile delirante e pagliaccesco della voce di Jello Biafra. I ritmi ossessivi che caratterizzano “Drug Me” fanno venire il mal di testa, quasi volessero imitare gli effetti di una piccola overdose; la grottesca rilettura dell’elvisiana “Viva Las Vegas” ci regala un sorriso ma, sotto sotto, sprizza verve iconoclasta da tutti i pori.

Nel centro del mirino, inutile anche dirlo, c’è il mito americano. Un sogno che era marcio già  quarant’anni fa, quando quelle tendenze fasciste e sovraniste oggi assolutamente predominanti avevano forme leggermente diverse – forse meno “spettacolarizzate”, ma comunque altamente distruttive. Il nemico dei Dead Kennedys, tuttavia, non è solo l’uomo bianco di destra: è anche (e soprattutto) il più subdolo e ipocrita liberal che, chiuso nella sua roccaforte politically correct, si eccita al pensiero del regime hippie-nazista profetizzato in “California àœber Alles”.

O, ancor peggio, piange per le sofferenze del mondo nonostante sia abituato a vivere nella bambagia. Il buon Jello Biafra glielo dice chiaro e tondo nella celeberrima “Holiday In Cambodia”: vuoi davvero fare qualcosa per fermare le violenze degli khmer rossi di Pol Pot? E allora esci dal salotto, smettila di atteggiarti da filantropo e vai a trascorrere le tue vacanze in Cambogia. Andare contro tutto e tutti, senza guardare in faccia a nessuno. Non c’è trucco e non c’è inganno: questo è il vero punk rock.

Dead Kennedys ““ “Fresh Fruit For Rotting Vegetables”
Data di pubblicazione: 2 settembre 1980
Tracce: 14
Lunghezza: 33:03
Etichetta: Cherry Red Records
Produttori: Oliver DiCicco, East Bay Ray

Tracklist:
1. Kill The Poor
2. Forward To Death
3. When Ya Get Drafted
4. Let’s Lynch The Landlord
5. Drug Me
6. Your Emotions
7. Chemical Warfare
8. California àœber Alles
9. I Kill Children
10. Stealing People’s Mail
11. Funland At The Beach
12. Ill In The Head
13. Holiday In Cambodia
14. Viva Las Vegas