Federico Cacciatori è un nome nuovo per la scena musicale nostrana, ma sembra avere già  le idee chiare – e in controtendenza – rispetto alla scia della massa. Chiariamo subito un fatto importante, prima di procedere nell’analisi di “Moments from space”: Federico è un batterista che non ha voluto prestarsi a Mozart, nè intraprendere la via della distorsione di quella che è la sua naturale inclinazione e il suo strumento di riferimento.

Lo dico, ed è importante, perchè il valore del disco (sei tracce strumentali, nell’era della canzonetta e dell’abominio lessicale, in cui il silenzio spesso sarebbe più gradito di certi pasticci testuali) ruota intorno a questi due assi portanti: da una parte, tirar fuori qualcosa che fosse “suonato” e pensato per essere suonato; dall’altra, centrare l’obbiettivo di perseguire una bella scrittura ritmica, permettendo a Federico di potersi esprimere al meglio attraverso il linguaggio che più conosce. Perchè sì, la musica è dialogo e spinta verso l’altro, e saper trovare le giuste parole – come le giuste note – è tutto un fatto di empatia, di interplay emotivo.

“Moments from space” fotografa la distorta realtà  contemporanea (e il suo clima post-apocalittico da pandemia globale) spedendolo nello spazio, ultima via di fuga e risacca di speranza per chiunque senta la vitale necessità  di evadere dal giogo della quotidianità : Cacciatori evade le regole, oltre che il recinto del reale, mettendo in musica un percorso ascetico, un viaggio astrale visto come la ricerca di mondi nuovi.

Il disco si articola per tappe, e ad ogni tappa corrispondono galassie diverse fatte di macine ritmiche serrate, movimenti abbacinanti di sintetizzatori figli dell’elettronica giusta (in Orion, ad esempio, si può scorgere Moby ammiccare all’ascoltatore più attento) ma anche digressioni e cavalcate più vicine al progressive rock che all’ambient vero e proprio; il telaio di Cacciatori allenta i nodi: non punta sulla dissonanza forzata o l’intricarsi armonico di sovrastrutture complesse ma cerca la distensione della cadenza, il ritorno della melodia, la scorrevolezza quasi elementare del gesto. Insomma, la cura alla contrazione è la ricerca del semplice, del rilassato e del naturale: “Moments from space” forse farà  storcere il naso a qualche purista, ma di certo non pare essere mai stato obbiettivo di Cacciatori fare qualcosa che piacessi agli accademici – ma non a lui.

Il ritorno sulla Terra sta nell’accettare i limiti della proiezione, e affrontare la realtà  dura e cruda com’è: sono tempi aspri per la musica e sopratutto per questo tipo di pubblicazioni, è vero; ma ciò non significa che, per una mezz’oretta, non possiamo permetterci il lusso di una gita fuori porta, senza mascherine e distanze sociali: lo Spazio è troppo grande per rischiare assembramenti, e Cacciatori sarebbe un ottima guida per non perderci tra le sue stelle.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

un caloroso abbraccio e un saluto, vi ringrazio per l affetto che mi dimostrate ogni giorno. dall’ uscita di where are my Feelings? all uscita odierna dell’ Album. vi ricordo che domani dalle ore 14 sarà  disponibile il videoclip ufficiale di moments from Space. #staytuned.

Un post condiviso da Federico Cacciatori (@federico_cacciatori) in data: