Primo album per i Dig Nitty, trio da Brooklyn composto da Erin McGrath (chitarra e voce principale), Reggie Bender (batteria e seconda voce) e Bernardo Ochoa (chitarra).

Leggenda narra che i brani del loro debut album siano stati scritti dalla McGrath durante il suo periodo lavorativo in veste di ranger in un parco di New York :  “Il vuoto totale mentre camminavo in linea retta monitorando gli uccelli liberava il mio cervello e le melodie fluttuavano in esso”.

Crediamo ciecamente alle parole della leader anche se nel nostro immaginario i ranger sono molto più occupati a rincorrere simpatici orsi che rubano cestini contenenti merende a famiglie distratte, piuttosto che canticchiare guardando il cielo.

Ovviamente la vita continua ed Erin, lavorando successivamente presso il tempio del DIY newyorchese, The Shea Stadium, conosce Reggie Bender   che diventerà  la seconda voce e batterista della band.

“Small curd” è il brano che ci accoglie nel mondo della band che ha un paio di caratteristiche: la prima è l’uso delle due voci e la seconda il cambio di ritmo. Generalmente i pezzi partono lenti, sembrano quasi cantilene, per poi impennarsi con scatti isterici dove l’energia si fa alta e  si da spazio alle chitarre (“NYC” su tutte)..

Dal video possiamo notare la mancanza di un bassista che ufficialmente nella band non c’è. Nell’album possiamo ascoltare le note prestate ad alcuni brani dal basso di Alex Molini, abitualmente indaffarato con i Pile.

L’album è un mix di elementi e generi musicali che spaziano dal folk al country, dal surf al punk rock che rendono il disco poco scontato e piacevole, soprattutto per chi ama voci femminili dolci, soavi, morbide e sovente cupe ma anche capaci di trovare momenti di cambiamento d’umore e tonalità .