Di Avarello abbiamo parlato nel bollettino del venerdì di qualche settimana fa: penna elegante, passo sicuro del veterano nella giungla degli improvvisati professionalizzati e tante cose da dire, che nella durata risicata di un primo singolo autodistruttivo (scoprirete che l’autodistruzione è la tematica principale dell’esordio del cantautore siciliano) rischiano di trasbordare fuori dal vaso di un’anima bella, dal cuore puro. Per evitare, quindi, eccessivi sprechi, abbiamo deciso di raccogliere tutto l’Avarello che non trova posto dentro “Indigestione” qui di seguito, nella sua prima intervista per Indie For Bunnies.

Avarello, esordio che sa di battesimo per uno che la musica la vive da un po’. Cosa vuol dire oggi, per te, presentarti alla scena con “Indigestione”?

Con “Indigestione” per la prima volta mi espongo, questo per me è un bel traguardo. Con “Indigestione” da un lato ho dato il via a questa avventura dall’altro, ragazzi, ho chiuso un capitolo della mia vita. Guardo avanti. Rinato.

Le tue sonorità  ammiccano ad una scena cantautorale tutta italiana, ma in modo diverso e fresco. C’è Dente qua e là , Brunori che sbircia nascosto dietro qualche verso, e poi tanto Avarello. Tu come definiresti quello che fai (sempre che ti vada di farlo)?

Molto sinceramente, non saprei che dire”… quello che faccio è una terapia per me stesso, mi fa star bene e a volte mi mette giù di morale, ma un “giù di morale” diverso, che mi piace. Come la soddisfazione di sentire le gengive che sanguinano.

Ma questa canzone, “Indigestione”, quanto la senti tua? Ci racconti qualcosa che, semplicemente ascoltando il brano, non avremmo potuto scoprire riguardo all’amore autodistruttivo di cui canti?

La sento molto mia, ovviamente”… Riguardo all’autodistruzione posso solo dirvi che la ripresa è lenta e graduale.    

Domanda diretta quanto enigmatica: è vero, come dice Brunori, che non si possono scrivere che “canzoni che parlano d’amore”, perchè alla fine di che altro vuoi parlare?

Sì.

E le tue radici? Quanto è influenzata la tua musica dalla terra da cui provieni, dal mondo in cui sei cresciuto?

Influenza sicuramente, ho avuto la fortuna di vivere in realtà  come Milano o Perugia, ma io son cresciuto in paesino in culo al mondo”… E vi posso assicurare che è tutta un’altra cosa, per forza di cose ti influenza, il paesino ti entra nelle vene e per ripulirle non basta una sola flebo.

Momento consigli. un libro, una canzone e un film del cuore che dovremmo scoprire.

Riguardo al libro consiglierei “Ricordi dal sottosuolo” di Dostoevskij che ci son rimasto sotto, come canzone consiglierei di ascoltare un qualsiasi brano di Emanuele Colandrea, uno dei miei preferiti è “Ancora non so come si fa””… Film del cuore? Non so, ce ne son parecchi che mi piacciono, l’ultimo visto che è stato piacevole “E morì con un falafel in mano”, bello bello.

Dicci perchè non possiamo perderci “Indigestione”, il tuo primo singolo per Revubs Dischi.

Non potete perderlo perchè è fuori ovunque, e che ca**o.

 

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Oggi mi sento leggermente confuso… ma una cosa è sicura “Indigestione” è fuori ovunque 🤯🌹🌹🌹 @revubsdischi @worilla.press @artistfirst @pirr_tm16 Artwork: @holistic_visual_design_ (@mara_jvonne_raia )

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