Spogliato dei panni dell’anticristo ormai da un po’, il Reverendo Warner è tornato dopo tre anni dal discreto “Heaven Upside Down” – con il quale aveva già  iniziato ad abbandonare la vena industrial (anche se non del tutto in realtà ) degli esordi a favore di un hard rock “sintetico” più “popolare” – con questo nuovo lavoro “We Are Chaos”, undicesimo in studio, annunciato dallo stesso Manson come un capolavoro.

Beh, lasciando la parola capolavoro a quel “Mechanical Animals” del 1998, l’opera proposta oggi è comunque un buon contenuto di episodi che hanno tutti un unico denominatore: la coerenza. E si, perchè, il full-length non si discosta poi tanto dalle sonorità  offerte dai precedenti album ancorchè alcune seducenti quanto ruffiane melodie come nel garage pop-punk di “Keep My Head Together” e la mesta “Don’t Chase The Dead” riusciranno a conquistare una platea di adepti ancora maggiore.

Ed è proprio qui che risiede, probabilmente, la ragione della nuova strada imboccata da Brian ovvero quella di aver fatto pace con sè stesso, con le sue rabbie e rancori per raccontare in modo differente le sue storie, “una sorta di museo delle cere dei miei pensieri, uno studio della camera degli orrori che ho nella mia testa, ha dichiarato.

Prodotto insieme al cantautore country-rock Shooter Jennings, “We Are Chaos” si apre con una bella scarica offerta da un potente refrain inserito nell’adrenalinica “Red Black And Blue”, dove le percussioni e il guitar bass fanno mostra di sè accompagnati da riff di chitarra davvero furibondi. Gran bell’inizio, insomma, che precede la coinvolgente title track scelta come primo singolo dove Mr. Warner con tono edificante spinge alla quiete e tranquillità  con le parole “In the end, we all end up in a garbage dump/But I’ll be the one that’s holding your hand” (“Alla fine, finiremo tutti in una discarica di rifiuti/Ma io sarò quello che ti terrà  per mano”).

Il disco procede lineare e fluido, un puzzle ben costruito che si concede anche ad una mielosa ballad simil blues, “Paint You With My Love”, che potrebbe far pensare al conseguente “rammollimento” del Reverendo, boh forse dovuto all’incontro con papa Brannox in “The New Pope” ma che, in verità , tutto è fuorchè indebolito e gli ultimi minuti in crescendo del brano – che assume una verve diciamo shoegazy – ne sono la dimostrazione.

Certo, ci sono dei passaggi quasi prescindìbili, quelli nei quali la direzione più “poppeggiante” ha preso il sopravvento come in “Perfume” che solo all’apparenza risulta hard rock e soprattutto nei synth di “Solve Coagula” -con le note di pianoforte che ricordano quelle in dote ai Muse – e le pizzicate di chitarre “western” (sic!). Pianoforte  che diventa un elemento caratterizzante dell’intero disco e, in alcuni episodi (oltre che nella su menzionata “Paint You With My Love”), sovrastante come nella ballata semi acustica di chiusura “Broken Needle” o nel mezzo dell’album con la cantilenante “Half-Way & One Step Forward”, almeno fino al rabbioso nu-metal di “Infinite Darkness” (che da il titolo all’artwork del disco creato durante il lockdown) che cerca di riportarci la vecchia natura mansoniana.

Entrato nel mezzo secolo con 51 primavere, Brian Hugh Warner avrebbe potuto di sicuro osare di più con questo disco per quanto il risultato è di qualità  e va ricercata proprio in quella semplicità  che tanto ha destato qualche critica, soprattutto in quella parte dello showbiz in cui si aspettava qualcosa di diverso, forse un ritorno alle origini? Mah, a parer di chi scrive, il Reverendo non deve dimostrare davvero alcunchè ed anche se lontano dagli albori dei primi dischi questo “We are Chaos” si dimostra coerente e pure lungimirante, accorto e ricercato anche nella sua forma rustica e a tratti prevedibile.

Credit Foto: Perou