Sempre piuttosto puntuale Kevin Morby realizza anche in questo triste 2020 un nuovo LP, il suo sesto solista, che arriva a distanza di appena un anno e mezzo dal precedente, “Oh My God”.

Dopo aver preparato i demo dei brani sul suo Tascam 424 four-track recorder nella sua casa a Kansas City, il disco è stato portato al famoso studio Sonic Ranch a Tornillo, Texas all’inizio del 2019, dove Kevin, che ha suonato quasi tutti gli strumenti (solo le percussioni sono opera di James Krivchenia dei Big Thief), lo ha registrato insieme al produttore Brad Cook (Bon Iver, Waxahatchee, Whitney, Hand Habits): il disco è stato poi terminato solo quest’anno durante la quarantena, quando è stato mixato da remoto.

Dopo un LP elegante ed estremamente ricco a livello strumentale come “Oh My God”, il musicista nativo di Lubbock, Texas ha scritto un album più scarno e semplice che prende ispirazione dal luogo in cui si è recentemente trasferito, Kansas City, la città  in cui era cresciuto.

In “Campfire” inizia con toni morbidi che ci ricordano le canzoni presenti in “City Music”, mentre quel suo senso poetico nei vocals non viene mai a mancare: qui Morby piange le morti di alcuni amici come Jessi Zazu delle Those Darlins, Richard Swift, produttore e musicista scomparso nel 2018 e Anthony Bourdain, noto cuoco di NYC (e compagno di Asia Argento), suicidatosi un paio di anni fa. Dopo una pausa, in cui sentiamo una voce femminile (che presumibilmente è quella di Katie Crutchfield, fidanzata di Kevin) e quello che sembra lo scoppiettio del fuoco, inizia la seconda parte del brano, altrettanto malinconica e delicata, ma più ricca nella strumentazione.

Un altro amico che non c’è più viene ricordato nella canzone “Jamie”: si tratta di Jamie Ewing dei Bent Outta Shape, mancato ad appena 25 anni nel 2008 nel suo appartamento a Brooklyn. Il brano è ovviamente cupo e suonato solamente con la chitarra senza ulteriore bisogno di aggiungere altri dettagli strumentali.

“Wander”, invece, ricorda un Bob Dylan più elettrico: nei suoi due minuti scarsi non mancano la velocità , la chitarra e l’armonica e anche un senso cinematografico.

Se “Velvet Highway” è una traccia sperimentale e strumentale basata unicamente sul suono del piano e risulta essere assolutamente toccante, “Don’t Understimate Midwest American Sun”, dai toni gentili, è un brano dal carattere meditativo che, pur con la sua semplicità , riesce a creare atmosfere che sanno emozionare chi ascolta.

Un altro disco di buon livello per Kevin Morby che questa volta ha preferito mostrare il suo volto acustico e tranquillo, forse uscito grazie al suo ritorno in quella che lui chiama casa, ovvero Kansas City, e all’andamento positivo della sua relazione con Katie: il risultato è prezioso, intimo, poetico e a tratti malinconico.

Photo Credit: Johnny Eastlund