di Stefano Bartolotta

L’uscita del buon disco solista di Nigel Clark ci dà  l’occasione per rituffarsi nella carriera dei Dodgy, che è stata davvero luminosissima negli anni Novanta e poi ha visto momenti di calo, lunghe interruzioni, ma anche altre cose pregevoli in anni recenti. Nel momento in cui è necessario scegliere 10 canzoni, però, non ci si può non concentrare su quei tre incredibili dischi usciti nel secolo scorso, semplicemente perchè non è proprio immaginabile escludere nessuna di queste 10 perle, con buona pace dei buoni momenti che, come dicevamo, i Dodgy hanno avuto anche più recentemente, e che comunque non sono minimamente paragonabili a questi.

10 – WATER UNDER THE BRIDGE

1993, da “The Dodgy Album”
La prima canzone del primo album fa subito capire le grandi qualità  del trio: melodie cristalline, timbro vocale carismatico, armonie che catturano, suoni affascinanti, sviluppo delle canzoni lineare ma non scontato. Uno di quei casi in cui l0iniziale biglietto da visita promette cose che poi vengono mantenute.

9 – MAKING THE MOST OF

1994, da “Homegrown”
Nella discografia dei Dodgy sono presenti diversi micidiali riff di chitarra acustica che danno una botta immediate per iniziare una canzone, e questo è uno dei migliori esempi, anche perchè poi le rasoiate dell’elettrica fanno subito salire temperatura e adrenalina e poi arrivano le irresistibili armonie, le melodie killer di strofa e ritornello, insomma tutte quelle cose che hanno reso grandi i Dodgy, qui espresse davvero al meglio.

8 – STAND BY YOURSELF

1993, da “The Dodgy Album”
Qui, invece, si parte più elettrici e adrenalinici che mai e la struttura è un po’ meno legata alla forma canzonr, con una strofa quasi claustrofobica, I “lalalala” alla fine di ogni verso che iniziano a dare un senso di apertura, che poi si compie con il perfetto ritornello. Anche la parte centrale baggy è un perfetto pezzo di un puzzle semplicemente irresistibile.

7 – GRASSMAN

1994, da “Homegrown”
Qui si piange, si buttano fuori tutte le lacrime che si hanno senza ritegno, questo è davvero un pezzone commovente, che abbraccia l’ascoltatore con la bassa intensità  dell’inizio e poi lo travolge quando l’impatto emotivo cresce, con quell’assolo di chitarra che solo a pensarci c’è da star male, e poi l’ultima esplosione del ritornello in cui è impossibile trattenersi e non si risponde più di se stessi.

6 – GRAND OLD EANGLISH OAK TREE

1993, da “Homegrown”
Canzone raffinatissima, rotonda, avvolgente, multiforme, impeccabile. La band lavora di cesello e realizza un bassorilievo denso di dettagli, sfumature e profondità . Una coccola intensa capace di dare le vertigini.

5 – U.K.R.I.P.

1996, da “Free Peace Sweet”
L’esperimento electro per eccellenza della band si rivela una delle loro canzoni più indovinate di sempre, con un’atmosfera che coinvolge totalmente l’ascoltatore, e un testo che potrebbe benissimo essere preso come un ammonimento ante litteram contro tutto il meccanismo socio-politico che ha portato all’approvazione popolare della Brexit. Un brano intensissimo, destinato a lasciare il segno e a trascendere le ere.

4 – IF YOU’RE THINKING OF ME

1996, da “Free Peace Sweet”
If you’re thinking of me, you’ve got to let me know, cause loneliness seems such a waste, I can’t stop feeling low“. Basterebbero queste semplici ma efficacissime frasi cantata con tutta l’espressività  vocale ed emotive di cui era capace Nigel Clark per far capire la grandezza di questa canzone. In realtà , non è solo l’immortale ritornello a consegnarla alla storia, ma è tutto, dall’utilizzo sapiente dall’alternanza vuoto/pieno, alle sciabolate di chitarra esattamente quando servono (compreso il devastante assolo che farebbe piangere una pietra), a un testo che è tutto stupendo. Canzone da abbracci se ce n’è una.

3 – GOOD ENOUGH

1996, da “Free Peace Sweet”
Anche qui, il semplice ma irresistibile ritornello rappresenta un microcosmo dell’intera canzone, che però è grande in tutta la propria durata. La band qui vuole are all’ascoltatore un senso di positività  per non arrendersi e non farsi troppe domande ma pensare solo all’obiettivo, e la missione è perfettamente riuscita. L’uso dei fiati è mirabile, i giri di tastiera appaiono nei momenti giusti, l’atmosfera da spiaggia californiana con quel giusto pizzico di psichedelia è azzeccatissima. Una canzone che basta aver ascoltato una volta per non dimenticarla mai nella vita.

2 – STAYING OUT FOR THE SUMMER

1994, da “Homegrown”
Qui il microcosmo che mostra in pieno l’altissima caratura della canzone è rappresentato dai primi due versi, quello “staying out for the summer/playing games in the rain” che da solo dice tutto, perchè quanto è bello divertirsi sotto la pioggia estiva senza pensare a niente? E quanto può essere facile nascondere i propri sentimenti mentre lo si fa? Può esserlo, ma non si può mentire a se stessi per sempre. Beh, la canzone rappresenta al meglio questo insieme di situazioni, è particolarmente diretta e lineare ma non lascia scampo e, semplicemente, non si può non amarla.

1 – IN A ROOM

1996, da “Free Peace Sweet”
è stato molto difficile scegliere l’ordine del podio di questa classifica, ma questo giro di chitarra che inizia la canzone, prima acustico e poi elettrico, mi ha sempre stregato e l’incantesimo non se ne va nemmeno stavolta. è una questione di magia e di chimica con questa canzone, è quel modo di cantare di Nigel come se fossero le ultime cose da poter dire prima della fine del mondo, sono quelle parole così precise nel rappresentare chi si sente rinchiuso in una stanza e aspetta che la persona del proprio destino lo venga a liberare, sono, ancora, quelle chitarre magnetiche. è una calamita questa canzone, ti avvicini a lei e ti si appiccica addosso per non staccarsi mai più.