Era il 22 gennaio 1991, quando nei negozi di dischi fece la sua prima comparsa “The Soul Cages”.

Sting arrivava dal successo dei suoi primi due dischi da solista e in particolar modo da quello di “”…Nothing Like The Sun” che lo aveva portato al definitivo successo, tra grandi vendite, primi posti in classifica e concerti sold out. Un lavoro di ricerca tra mondi e sonorità  diverse che lo aveva portato a fondere un sound figlio del Jazz a quella matrice comunicativa di stampo più diretto e melodico maturato dalla produzione con i Police.

Insomma, tutto sembrava andare per il meglio quando, nel 1987 improvvisamente muore il padre.

Colpito profondamente dalla perdita del genitore Sting entrò in un lungo periodo di difficoltà  tanto che divenne per lui impossibile continuare la ricerca iniziata con gli album precedenti. Non solo, divenne per lui impossibile scrivere. Un vero e proprio blocco completo che riuscì a sciogliere solo dopo esser stato in grado di elaborare il lutto. Non è quindi un caso che “The Soul Cages” sia un album totalmente diverso nelle sue tonalità  rispetto ai predecessori. La linea di demarcazione si fa netta e chiara fin dalla copertina dell’LP, non più rappresentante Sting, bensì una barca ferma sulla spiaggia dopo una tempesta, realizzata dall’artista scozzese Steven Campbell, a rappresentare un frammento fermo nel tempo di quel mondo interiore qui raccontato che tanto era stato tempestato dal dolore negli anni precedenti.

Le nove tracce che compongono questo concept sono infatti un continuo dondolare tra i ricordi del padre e quel mondo della vela che tanto quest’ultimo avrebbe voluto praticare in vita. Ma non è solo ciò. Perchè seguendo questo filone, tra le righe, sono molti i temi che incontriamo, dallo spiccato ambientalismo, al difficile rapporto con la religione, dall’amore tormentato al centrale tema della morte.

A livello di sonorità  l’album presenta brani privi di momenti non essenziali, più diretti e armonizzati pur nella loro vasta policromia. Sono tanti infatti i mondi sonori che si incontrano ascoltandolo, non tutti percepibili al primo ascolto, dalle atmosfere orientali, alle cornamuse, dal taglio più folk-country alla vena mai esaurita del rock, il tutto sapientemente messo a disposizione di un taglio intimista e introspettivo. Nonostante questa apparente complessità , il risultato è un sound coinvolgente che alterna momenti più radiofonici, ma con questo non meno profondi e ricchi, come “All This Time” e “Mad About You”, non a caso due singoli tratti dall’album, a momenti in cui il racconto è affidato alla sola musica  come “Saint Agnes And The Burning Train”, il tutto in un continuo crescendo di suoni e drammaticità  fino all’etereo viaggio di sette minuti di “When The Angels Fall”.

“The Soul Cages” è in di fatto un album che si schiude un po’ di più ad ogni nuovo ascolto, ad ogni nuovo incontro, e testimonia ancora una volta in più la grande capacità  di Sting  di muoversi in mondi diversi, traendo da essi ispirazione e spunti per tracciare il proprio racconto.

Data di pubblicazione: 22 Gennaio 1991
Registrato: Aprile – Novembre 1990
Studio: Guillaume Tell, Parigi – Villa Salviati, Migliarino.
Tracce:  9
Lunghezza: 48,10
Etichetta: A&M
Produttore: Hugh Padgham

Tracklist:
1. Island of Souls
2. All This Time
3. Mad About You
4. Jeremiah Blues (Part 1)
5. Why Should I Cry for You
6. Saint Agnes and the Burning Train
7. The Wild Wild Sea
8. The Soul Cages
9. When the Angels Fall