Lande Hekt la conosciamo già  da alcuni anni come la frontwoman dei Muncie Girls, piacevole band punk-rock inglese: a fine 2019 la musicista di stanza a Exeter ha pubblicato il suo primo EP solista, “Gigantic Disappointment”, ma ora è arrivato anche questo suo debutto full-length, realizzato dalla Get Better Records di Philadelphia.

Per registrare questo suo album d’esordio la Hekt è volata fino in Australia, dove ha lavorato insieme al produttore Ben David (frontman degli Hard Aches), con cui aveva già  collaborato anche per l’EP, nel suo home studio di Adelaide: Lande si è occupata anche di suonare tutti gli strumenti sul suo disco, salvo le percussioni, a cui ha provveduto proprio David.

In questo suo debutto sulla lunga distanza la Hekt, oltre a scrivere dei suoi cambiamenti personali parla anche di quello climatico e dei problemi della società  e della politica.

La opening-track “Whiskey” si apre con la voce della musicista di stanza a Exeter, accompagnata solo dalla chitarra per un lungo periodo, impegnata a narrare della sua identità  e del suo posto nel mondo: la potenza inizia ad aumentare solo dopo circa due minuti, quando fa la sua apparizione anche la batteria e il tono della sei corde si ingrandisce, pur rimanendo buono il senso melodico del brano.

Con “80 Days Of Rain”, invece, Lande si avvicina di più al suono della sua band principale: mentre parla di problemi relativi al clima, il suo punk-pop dalle venature malinconiche rimane comunque eccitante a livello sonoro e siamo sicuri che, una volta trasportato su un palco, questo pezzo potrà  essere uno degli highlight delle sue setlist.

“Winter Coat”, in cui fanno l’apparizione anche gli archi, ha una delicata atmosfera folk e, mentre cresce il suo senso poetico, la Hekt racconta di relazioni che si fanno purtroppo sempre più distanti.

In “Stranded In Berlin”, un melodico pezzo indie-pop dai toni gentili, Lande parla del suo desiderio di riconnettersi con le sue origini tedesche, mentre vaga per le strade della capitale; la title-track “Going To Hell”, invece, con la sua strumentazione scarna e gentile, è un’analisi onesta sulla frustrazione che una società  conservatrice ti costringe a provare quando fai coming out.

Un disco davvero personale, capace di regalare emozioni e di criticare in maniera costruttiva ciò che di sbagliato è intorno a noi: senza dubbio un passo vincente a livello lirico per Lande Hekt. Sebbene il suo pur gradevole sound non risulti particolarmente innovativo, non possiamo negare che la musicista di stanza a Exeter riesca a mettere tutto il suo cuore nelle sue canzoni.