I Besnard Lakes non hanno di certo bisogno di presentazioni.
Sono partiti in due nel lontano 2003, i coniugi Jace Lasek e Olga Goreas, originari di Montreal in Quebec, Canada, e sono diventati sei.
La band oggi conta, infatti, anche Kevin Laing alle percussioni, Richard White e Robbie MacArthur alle chitarre e Sheenah Ko alle tastiere.

Si sono presi ben 5 anni per tornare alla ribalta: una tempistica a cui non siamo decisamente più abituati in un’industria musicale votata quasi completamente all’usa e getta, allo stream facile per poi gettare tutto nel buio del dimenticatoio, in perenne ricerca di qualcos’altro da ascoltare.
Ci siamo cascati un po’ tutti in questo vortice, ma i Besnard Lakes dicono no. E lo dicono con forza, sia al pubblico che all’etichetta.
Restano in silenzio per 5 anni e inaugurano questo 2021 con il loro sesto album, un’opera (riduttivo chiamarla in qualsiasi altro modo), assolutamente controcorrente per tempi d’ascolto e per complessità .
Stiamo parlando di un album della durata di un’ora e trenta minuti, con brani il cui minutaggio non scende mai sotto i quattro minuti, con picchi (assurdi) di addirittura 17 minuti.

L’intento della band suonava già  epico nelle premesse: il sestetto maestro del rock psichedelico aveva annunciato la volontà  di impostare l’opera dividendola in due LP distinti. Il lato A dal titolo “Near Death”; il lato B composto invece da “Death”, “After Death” e “Life”.
Per “…Are The Last of the Great Thunderstorm Warning”, la band è tornata ad avvalersi della dicitura utilizzata nei primi tre album (“…Are The Roaring Night” e “…Are The Dark Horse” e “…Are The Divine Wind”), scelta che sembra dare continuità  alla produzione del sestetto canadese. Ciò assieme alla scelta degli artwork delle copertine, dal tocco particolarmente evocativo ed a tratti inquietante.

“…Are The Last of the Great Thunderstorm Warning” racconta del viaggio andata e ritorno dei Besnard Lakes sull’orlo del baratro. In altre parole un’odissea nei meandri dell’esistenza, dal buio della morte alla luce dell’aldilà .
L’ispirazione viene dalla scomparsa, avvenuta nel 2019, del padre di Lasek che letteralmente in punto di morte e stordito dalla morfina pronunciò le (apparentemente) sconnesse parole “una finestra sulla sua coperta, con un falegname all’interno, che fa oggetti intricati”.
Questa esperienza, dalla forza emotiva infinita, pervade l’album dalla prima alla nona, lunghissima, traccia trascinandoci senza soluzione di continuità  in un viaggio extracorporeo dai toni epici.

“…Are The Last of the Great Thunderstorm Warning” sembra dire addio al sound più disteso del precedente lavoro, per fare spazio ai suoni cupi dell’introspezione che più si adattano ai tempi incerti che stiamo vivendo.
Tra assoli e cori che ci riportano dritti a “Dark Side of The Moon” dei Pink Floyd (la splendida “Raindrops” ne è l’esempio perfetto), omaggi al compianto Prince (“The Father of Time Wakes Up”) e contaminazioni elettroniche (“Blackstrap” e “New Revolution”), questo lavoro è l’emblema dell’eclettismo dei Besnard Lakes.

“The Besnard Lakes Are The Last of the Great Thunderstorm Warnings” è un lavoro di grande maturità  artistica, ben strutturato ed ispirato. Un album incline alla ricerca di suoni ed influenze nuove, che soprattutto non ha intenzione di scendere a compromessi con una definizione univoca del genere d’appartenenza.