Un Grammy, primo posto nella classifica di Billboard e in quella dedicata all’ R&B/Hip-Hop, disco dell’anno e del decennio di numerose pubblicazioni musicali, sei dischi di platino. Sono solo alcuni numeri, premi, posizioni ottenuti da “The Score”, secondo album dei Fugees entrato anche nella top ten italiana alla fine del millenovecentonovantasei. Una pietra miliare e la definitiva consacrazione per il trio PrasLauryn HillWyclef Jean, reduci da un esordio buono ma non stellare (“Blunted on Reality”) che ha posto le basi per quello che sarebbe diventato il loro capolavoro.

Finanziato con i 135.000 dollari di anticipo concessi da Chris Schwartz, patron dell’etichetta Ruffhouse, registrato in uno studio improvvisato nello scantinato dello zio di Wyclef Jean in New Jersey, “The Score” ha superato le aspettative di buona parte dei produttori ed artisti coinvolti. Tredici tracce allergiche ai compromessi e aperte alla contaminazione tra generi diversi e lontanissimi fra loro, basate sulla quadruplice minaccia: melodia, sample, ritmo e groove, abbastanza complesse da essersi meritate un’infografica ma dotate della giusta immediatezza.

Il talento e la voce di Lauryn Hill, l’eclettico flow di Wyclef Jean, l’orecchio pop di Pras sono riusciti a trasformare delle registrazioni dal formato quasi casalingo in un’operazione di conquista mondiale che comprendeva tour da tutto esaurito, singoli e video scelti con lungimiranza. Quello popolarissimo in Europa ma inedito negli Stati Uniti che accompagnava “Killing Me Softly” ad esempio, corollario perfetto per una dolcissima cover del classico di Norman Gimbel e Charles Fox ispirata alla versione di Roberta Flack, lo stile blockbuster di “Ready or Not“, l’hip hop funk di “Fu-Gee-La”.

Mancano all’appello il tex mex di “Cowboys” e la rilettura dinamica di “No Woman, No Cry” di Bob Marley in rappresentanza dei diversi lati visivi e sonori di un disco che riusciva ad accontentare tutti, rendendo l’hip hop fruibile anche a chi apprezzava altri generi. Un azzardo che avrebbe potuto costare caro ai Fugees che comunque non rinunciavano certo a dire la propria su politica (la “Red Intro” affidata a Ras Baraka) razzismo, brutalità  poliziesca e ghetto life (“Zealots”, “Family Business”, “The Mask”,”The Beast” con ben diciotto rime nel primo verso).

C’era anche una parte vulnerabile in “The Score” che lo rendeva particolare, diverso dal machismo del gangsta rap: le confessioni a cuore aperto di “Manifest” hanno definitivamente sgombrato il campo da pregiudizi e opinioni su cosa fosse o meno accettabile in un brano del genere, aprendo all’hip hop nuove strade. Forse è stata proprio Lauryn Hill a dare la miglior definizione di questo secondo disco: un audio film, una stazione radio che cambia frequenza di continuo con sorprendente velocità .

Fugees – The Score
Data di pubblicazione: 13 febbraio 1996
Registrato: giugno ““ novembre 1995
Tracce: 13
Lunghezza: 60:52
Etichetta: Ruffhouse, Columbia
Produttore: Prakazrel “Pras”, Wyclef Jean, Lauryn Hill, Jerry “Te Bass” Duplessis, Diamond D, John Fortè, Shawn King, Warren Riker, Salaam Remi

Tracklist

1. Red Intro
2. How Many Mics
3. Ready or Not
4. Zealots
5. The Beast
6. Fu-Gee-La
7. Family Business (featuring John Fortè and Omega)
8. Killing Me Softly
9. The Score (featuring Diamond D)
10. The Mask
11. Cowboys (featuring Pace 1, Young Zee and Rah Digga)
12. No Woman, No Cry
13. Manifest / Outro