Gli olandesi Rats On Rafts tornano con un album nel quale continuano a proporre il loro sound in uno stile tra punk e new wave che tante soddisfazioni ha dato,   ma questa volta lo colorano con chiari riferimenti al Giappone. Nel 2018 hanno in effetti avuto la fortuna di poter girare il il paese del sol levante grazie ai Franz Ferdinand, che li avevano voluti come band di supporto.

Come ha raccontato il frontman David Fagan, tutto ebbe inizio in occasione di un loro concerto a Manchester insieme ai  Minny Pops, la loro esibizione attirò l’attenzione dei Franz Ferdinand e così loro ne approfittarono per consegnare una copia del loro album “Tape Hiss” a Alex Kapranos. Direi che ne fu impressionato visto che li scelse per supportarli nel tour del 2018 in Japan, stadi pieni e grande botta di popolarità  anche per i Rats On Rafts.

In questo nuovo lavoro raccolgono la loro esperienza e la ripropongono inserendo nei loro brani sonorità  giapponesi, a dire il vero non originalissime, ma che comunque danno all’album un sapore divertente.

Il primo brano “Prologue: Rain” è una specie di pioggerellina che poi viene ripresa e  accellerata nel successivo in “A Trail Of Wind And Fire”, decisamente un bel pezzo: una band che sarebbe stata perfetta e iconica nel panorama new wave anni 80, peccato siano passati una quarantina di anni.

Attenzione però che “Excerpts From Chapter 3: The Mind Runs A Net Of Rabbit Paths” resta un bel disco, forse non entusiasmante, ma con tutte le carte in regola per fare bene, grazie al suo bel sound pieno e rotondo, che, a mio avviso, in un paio di pezzi recupera anche qualcosa dagli stessi Franz Ferdinand.

“Second Born Child” inizia cupa, con voci sovrapposte e un sound alienante, quasi a preannunciare l’esplosione “synth japan” di “Tokyo Music Experience”, potente nella ossessiva ripetizione della base, sempre ad un passo dall’essere contaminati da una inevitabile radiazione pop.

Se credete che sia un album tutto sommato facile ci pensa l’ambiziosa “Another Year” a farvi subito cambiare idea, a base di pianoforte e sussurri, intimamente collegato a “Fragments” che fa volare alto la band.

Hanno indubbiamente un sound avvolgente nel quale i riferimenti sono sempre piacevoli, provate ad ascoltare “Part Two: Crossing The Desert” e vedrete far capolino i Clash in versione country, Il brano anticipa la conclusione dell’album con “Epilogue: Big Poisonous Shadow” che ci fa perdere l’orientamento in una nebbia polverosa prima di concederci una fine che altro non è che l’inizio “Prologue: Rain” .

Non so per quanto tempo questo loro nuovo album manterrà  viva la mia attenzione su di loro, ma i Rats On Rafts mi sono piaciuti per la loro freschezza e sfrontatezza: sono una tra le band che andrei volentieri a vedere live, sicuro di non annoiarmi.

Credit Foto: Erik Christenhusz