Considerato da molti, almeno per un certo periodo dopo l’uscita, come un “passo falso”, il punto debole della ditta dei fratelli DeLeo e Scotland, questo terzo album dei Stone Temple Pilots ha saputo però guadagnarsi negli anni un degno riscatto di cui, in realtà , non ne aveva affatto bisogno in quanto a parer mio, e non solo mio per fortuna, si tratta di un disco davvero riuscito ma allo stesso tempo complesso, per via delle circostanze che l’hanno accompagnato alla pubblicazione.

Infatti, il male infimo e bastardo che con il tempo si è portato via i vari Layne Staley, Shannon Hoon e Kurt Cobain, aveva portato Weiland agli albori del ’95 all’arresto per possesso di eroina e cocaina con la condanna ad un anno di libertà  vigilata. Questo episodio, unito alla recente scomparsa proprio di Cobain,  segnò in maniera netta l’esistenza di Weiland  che, tuttavia, non gli impedì di entrare in studio con gli STP a Westerly Ranch a Santa Ynez, in California, per registrare questo “Tiny Music”… Songs From The Vatican Gift Shop”. Successivamente la band ha però dovuto cancellare alcune date del tour promozionale 1996-1997 del disco per fare in modo che Scott continuasse la sua riabilitazione.

Purtroppo, la storia ci ricorda che quel grande talento di Weiland si spense all’età  di 48 anni la notte del 3 dicembre 2015 del tour bus della sua ultima band, The Wildabouts, a causa di un’overdose di cocaina, etanolo ed ecstasy.

Ebbene, sempre con la regia affidata alle sapienti e familiari mani dello storico produttore Brendan O’Brien, il problema dell’album fu il suo impatto iniziale nei confronti dei fan che si trovarono di fronte ad un disco completamente nuovo e distante dal sound che erano stati abituati ad ascoltare con i primi due album, perfetti, della band. Invero, dopo gli album monstre “Core” e “Purple”, probabilmente la platea grunger si aspettava la definitiva consacrazione, del non c’è due senza tre insomma, ed invece si dovette immergere in quaranta e spiccioli minuti per dodici tracce che spaziano in diversi territori, a partire dal ritmo incalzante del primo singolo “Big Bang Baby”, un brano dalle tinte pop-rock, anche se intriso di una efficace linea proveniente dalle quattro corde.

Sulla stessa lunghezza d’onda si piazzano pure la bella e disincantata “Lady Picture Show” e le note travolgenti del chorus di “Trippin’ on a Hole in a Paper Heart” (nel 1997 il brano ha ricevuto una nomination per la migliore performance hard rock ai Grammy Awards) ma anche di quelle echeggianti di “Ride the Clichè”, come pure il sui generis jangle-rock del sound di una meravigliosa “Art School Girl”.

Insomma, apparve del tutto evidente che i ragazzi di San Diego avevano dirottato su pianeti variegati e variopinti abbandonando solo momentaneamente il piglio duro del grunge, che sopravvive tuttavia nella tiratissima ed incandescente “Tumble in the rough” ed nella traccia di pura matrice STP “Seven caged tigers”, in ragione di un rock semplicemente più velato ma pur sempre, a parer mio, di livello qualitativo altissimo. La poliedricità  dell’opera si sente tutta nelle note “fusion” della delicata “And So I Know” o nel “miagolante” e sorprendente episodio strumentale di “Daisy”.

Anche i testi, come al solito usciti dalla penna di Scott, hanno risentito del cambiamento e che di sicuro sono stati influenzati dall’effetto diciamo “morte” che aleggiava nell’aria.   Palesi esempi si possono leggere tra le sibilline righe intorno ad sound dal climax amaro di “Pop’s Love Suicide” (“Riesci a capire cosa voglio/Premi il grilletto con una pistola pop”…/ Oh, sono innamorato del suicidio pop”) oppure nella cupa e nostalgica “Adhesive” ““ probabilmente uno dei brani meglio riusciti dell’album ““ dove Weiland racconta del punto più basso raggiunto dalla sua dipendenza dall’eroina attraverso frasi piene di doppi sensi, piene di rabbia e dolore (“Afferra l’odio e soffocalo/ Afferra il ritmo e suona il tamburo”… Cuci l’utero e bagna il letto/ Con un sussurro sarò morto“).

“Tiny Music”… Songs From The Vatican Gift Shop” rimane comunque un gran disco, senza sè e senza ma. Punto.

Data di pubblicazione: 26 marzo 1996
Tracce: 12
Lunghezza: 41:55
Etichetta: Atlantic
Produttore: Brendan O’Brien

Tracklist:
1. Press Play
2. Pop’s Love Suicide
3. Tumble In The Rough
4. Big Bang Baby
5. Lady Picture Show
6. And So I Know
7. Trippin’ On A Hole In A Paper Heart
8. Art School Girl
9. Adhesive
10. Ride the Clichè
11. Daisy
12. Seven Caged Tigers