Ogni storia che si rispetti (ma anche quelle misere, a dire il vero) ha un suo inizio. Per i gloriosi Black Rebel Motorcycle Club il percorso ha inizio con questo album omonimo, che un po’ tutti ricordiamo con estremo piacere.
La band californiana nasce nel 1998, si fa le ossa, suona e affina il suo sound alla perfezione, in modo da arrivare all’esordio con un piglio da veterani maturi e perfettamente a fuoco, anche nel look, lasciatecelo dire. Stilosi a dire poco!

“B.R.M.C.” vince su tutti i fronti. In primis perchè ci mostra una band in grado di giocarsela alla perfezione con svariati giovani alfieri, made in USA, che stavano infiammando il mondo indie-rock proprio in quegli anni roventi e poi perchè, come opera prima, risulterà  un marchio indelebile e un caposaldo nella discografia dei ragazzi. Farsi largo tra tutti i (futuri) pesi massimi, in quel lontano 2001, non era certo facile, ci voleva qualcosa che accendesse il fuoco, qualcosa che facesse spiccare il progetto e i Black Rebel avevano tutte le carte in regola. L’iconografia alla Marlon Brando era quella giusta, il sound pure, con quella perfetta dose di revival in salsa moderna che andava per la maggiore. Per il terzetto di San Francisco la ricetta era chiara e rumorosa: un curato e intrigante mix di Velvet Underground, Jesus & Mary Chain e Rolling Stones. Chitarre acide, rigonfie di feedback e sporche, tanto selvaggiamente garage quanto sensuali, psichedeliche e ipnotiche, tanto per dire che la scuola Brian Jonestown Massacre aveva dato i suoi ottimi frutti.

I Black Rebel dimostrano perfettamente di meritarsi i riflettori puntati addosso, lavorando forte su sguardi torvi, look ribelle e un rock oscuro e vibrante, ma sopratutto grazie a una scrittura ispiratissima, che consegna, appunto questo primo disco, alla storia. Guai a pensare che i nostri viaggino sempre a testa bassa, senza lasciare prigionieri. Tutt’altro. Forse le cose migliori del disco si trovano proprio in brani dal ritmo ridotto (“White Palms”, “Awake”) o ballate languide (“Head Up High”, “As Sure As The Sun”), giusto per far capire che, mentre l’occhio alla melodia non manca mai, i ragazzi non vogliono solo farci sudare e muovere testa e piedini, ma anzi, la loro missione (riuscita!) è anche quella di ipnotizzarci con andamenti ciondolanti e circolari, per portarci in un mondo dannatamente lascivo. Deliziosa popedelia che non diventa mai narcolettica, ma ci droga e ci inebria quando le distorsioni partono e ci rimepiono le orecchie, con questo basso penetrante.

Quando non ci pensa il basso a stordirci ecco la chitarra che tira fuori un giro che pare LSD in musica: ascoltate “Red Eyes And Tears” e dite se non è vero. Certo poi le bombe arrivano e dire che ne risultiamo inebriati è dire poco. “Love Burns” è un climax travolgente, un mare calmo che poi si fa onda devastante mentre tutto brucia intorno a noi, “Whatever Happened To My Rock’n’Roll” assurge immediatamente al ruolo di inno totale e “Spread Your Love” è come se gli Stones fossero in paradiso, in pieno trip garage.

“Salvation” chiude la partita in modo sublime, con questo mantra superlativo, come guardare affascinati un orizzonte lontano che si staglia davanti a noi: una canzone che potrebbe durare all’infinito, tanto ricca di fascino ed empatia.

20 anni signori e ancora la parola capolavoro risuona nelle nostre orecchie. Iniziava così la carriera dei Black Rebel Motorcycle Club che tante soddisfazioni avrebbe loro riservato.

Pubblicazione: 3 aprile 2001
Durata: 57:07
Genere: Garage rock, Neopsichedelia, Rock alternativo
Etichetta: Virgin

Tracklist:
1. Love Burns
2. Red Eyes and Tears
3. Whatever Happened to My Rock ‘N Roll (Punk Song)
4. Awake
5. White Palms
6. As Sure as the Sun
7. Rifles
8. Too Real
9. Spread Your Love
10. Head up High
11. Salvation