Nella seconda metà  degli anni ottanta Bristol era una cittadina sempre più aperta a contaminazioni, dovute a un retaggio culturale e ambientale certamente recettivo in tal senso.

Tale fermento si traduceva in diverse correnti artistiche che davano il là  ad altrettante forme musicali, le quali traevano linfa dall’incontro di mondi solo apparentemente lontani.

In tale contesto agiva il collettivo Wild Bunch, intento a raccogliere stimoli che provenivano dal soul, dal reggae, dall’elettronica (più precisamente dalla club culture), senza ovviamente disdegnare il filone hip hop, portato in auge da una fetta della popolazione che sentiva così rinsaldarsi le proprie radici più profonde.

A fomentare questo vivace “carrozzone” musicale, facendo scatenare il sound system, c’erano già  i futuri Massive Attack, vale a dire Robert “3D” Del Naja (di origini italiane), Grant “Daddy G” Marshall e Andrew “Mushroom” Vowles, ma anche un certo Adrian Thaws (che diventerà  presto noto come Tricky), Horace Andy e la cantante Shara Nelson, in possesso di una voce sublime che ben si adattava alla commistione di stili proposti dal gruppo.

I Massive Attack, poi consolidatisi come trio, ma sempre aperti alle collaborazioni, produssero all’epoca qualcosa di originale e fresco e si possono a ragione considerare dei precursori (seppur in modo forse inconsapevole) di un genere musicale come il trip hop.

A inizio anni novanta il loro era un ibrido musicale in fondo, in quanto al suo interno prevedeva il mescolarsi di sonorità  elettroniche al più rallentate e innestate su basi care all’hip hop (il rap era almeno in questa fase ancora elemento assai riconoscibile) ma dove grande spazio veniva concesso alla forma canzone.

“Blue Lines” approda nei negozi nel 1991, un po’ in punta di piedi se vogliamo, ma sapendo mostrare sin da subito una spiccata personalità  e una compattezza notevole.

Il mood è esemplificato perfettamente dall’opening track, una sinuosa ed estatica “Safe from Harm”, in cui il cantato lieve della Nelson è racchiuso in un beat cadenzato e vagamente oscuro; “One Love” invece vede la partecipazione del cantante giamaicano Horace Andy per un altro brano dall’indubbio fascino.   Il livello si mantiene altissimo anche con la title track, più prettamente elettronica, in cui collabora in fase di composizione il già  citato Tricky, talento purissimo che allora era poco più che ventenne.

Man mano che procedono le canzoni, si viene assorbiti da questo flusso sonoro in grado di ammaliare, ed è praticamente impossibile non farsi incantare da un singolo come “Unfinished Sympathy” (a tutt’oggi uno dei più conosciuti e amati della band), in cui torna a farsi sentire la vocalist Shara Nelson: non sbagliamo se definiamo questo episodio come paradigmatico, in quanto contiene già  vividi tutti gli elementi fondanti del trip hop.

Per quanto i Massive Attack saranno capaci poi di evolversi, esplorando nuovi confini e toccando autentiche vette creative con i successivi “Protection” e “Mezzanine”, è indubbio che i semi fossero stati gettati con questo scintillante disco d’esordio, che a distanza di ben trent’anni continua a colpire per la raffinatezza del suo suono e per le atmosfere urbane e notturne brillantemente evocate.

Data di pubblicazione: 8 aprile 1991
Tracce: 9
Lunghezza: 45:02
Etichetta: Wild Bunch Records/Virgin
Produttore: Massive Attack, Jonny Dollar

Tracklist
1. Safe from Harm
2. One Love
3. Blue Lines
4. Be Thankful for What You’ve Got
5. Five Man Army
6. Unfinished Sympathy
7. Daydreaming
8. Lately
9. Hymn of the Big Wheel