Dopo tre anni dall’ottimo “West In The Head”, i Barbarisms sono tornati con questo loro quarto LP, pubblicato dalla piccola indie-label romana A Modest Proposal Records insieme a Costello’s / The Orchard.

La press-release ci fa sapere che questo nuovo lavoro full-length della band di stanza a Stoccolma racconta di un certo periodo della vita del frontman Nicholas Faraone: alla fine di un tour in Italia, il musicista statunitense, invece che tornare nella capitale svedese insieme ai suoi compagni, aveva iniziato a girare in treno e a dormire in hotel economici, cercando di alleviare i suoi dolori di cuore. Dopo un tour solista in Canada, è stato Jan Hà¥fström, l’artista svedese che aveva disegnato la copertina del loro ultimo LP, a riportarlo “a casa” a Stoccolma ed è lì che finalmente Faraone ha ricominciato a scrivere, ritrovando in seguito i suoi compagni di viaggio Tom Skantze e Robin Af Ekenstam che, insieme ad altri amici e collaboratori, lo hanno aiutato a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle che servivano a costruire “Zugzwang”.

Difficile pensare di introdurre un nuovo album con un singolo lungo oltre sette minuti come hanno fatto in questo caso i Barbarisms, ma la soluzione risulta invece vincente: “I Want To Change My Mind”, che è anche la opening track di questa nuova fatica del gruppo di stanza a Stoccolma, non solo gode di ottime e pulite melodie folk, ma la sua strumentazione leggera e la voce pur malinconica di Faraone, accompagnata dalla nostra amata Alice Boman ai backing vocals, disegnano un quadro dai colori estremamente puri e toccanti.

Deliziosa anche “Asteroids” dalle tonalità  country e dai panorami aperti, mentre il piano aggiunge delicatezza ai già  gentili e speranzosi vocals del frontman.

Altro ritratto agrodolce dai contorni country-folk, “Trains And Horses”, che vede Faraone accompagnato dai vocals di Ellen Froese e Campbell Woods, è capace di farci sognare con quella sua spensieratezza e quella leggerezza melodica creata dal suono di chitarra e piano.

Seppur dal ritmo basso, la conclusiva “Spiritual Saskatchewan”, che ricorda di viaggi in Canada, non nasconde la sua malinconia e la sua sincera passione.

Un album che probabilmente non sarà  ricordato per la sua fantasia innovativa, ma comunque solido, onesto, piacevole, rilassante e capace di dimostrare ancora una volta il buon valore della band di stanza in Svezia: per noi la promozione arriva meritata.