A quasi tre anni di distanza dalla pubblicazione del primo singolo estratto (“The Summer Looks Good On You”) è finalmente tra le nostre mani “In Another World”, il nuovo e pluri-posticipato album dei Cheap Trick. L’attesa è stata lunga ma, a giudicare dalla qualità  media delle tredici tracce, ne è valsa la pena. Il ventesimo disco della leggendaria band statunitense, nel 2016 inserita con merito nella Rock and Roll Hall of Fame, non riscrive le regole del gioco power pop ma si fa apprezzare per quel che è: una raccolta di canzoni senza troppe pretese ma vivaci e grintose al punto giusto.

Un piccolo miracolo in fin dei conti, visto che stiamo parlando di un gruppo di settantenni che avrebbero tutti i buoni motivi per sentirsi appagati e andarsene in pensione. Per ora, comunque, è meglio rimandare il ritiro: i virtuosismi vocali del sempre eccellente Robin Zander e gli assoli di chitarra di Rick Nielsen non mostrano in alcun modo i segni dell’età .

L’energia dell’hard rock più sanguigno e deciso continua a scorrere forte nelle vene dei Cheap Trick: l’esplosiva “Light Up The Fire”, la stonesiana “Boys & Girls & Rock N Roll”, la hendrixiana “The Party” (i coretti all’inizio sono un palese omaggio a “Crosstown Traffic”) e infine la blueseggiante “Final Days” non brillano certo per originalità  ma sono dannatamente coinvolgenti.

I momenti più tradizionalmente power pop del lavoro possono contare su ritornelli potenti e appiccicosi (“Here’s Looking At You”), suggestive atmosfere psichedeliche (“Passing Through”) e sentori beatlesiani (“Quit Waking Me Up” e naturalmente “Gimme Some Truth”, cover del John Lennon solista registrata con la partecipazione di Steve Jones dei Sex Pistols).

Per quanto riguarda il lato soft dell’album, a esclusione della delicatissima ballad acustica “So It Goes”, non ci sono pagine degne di nota da segnalare; se siete orfani della fase AOR del quartetto, quindi, non aspettatevi di venir deliziati da una nuova “The Flame”. La noia la fa da padrona in “I’ll Se You Again”, resa fastidiosa dal cantato sussurrato di Zander e da archi a dir poco invadenti, e in “Another World”, un brano un po’ troppo banale sia nella musica che nel testo (il solito messaggio di pace e fratellanza che non guasta mai). Quest’ultima traccia è però presente anche in un’infuocata versione simil-punk che è invece pura dinamite. C’è ancora vita sul vecchio pianeta Cheap Trick: l’altro mondo può attendere.