Arriva finalmente all’album d’esordio la premiata ditta dei Phantom Handshakes, composta dalla “nostra” Federica Tassano e Matt Sklar. Abbiamo seguito con cura, nei mesi precedenti, il loro percorso e francamente ci attendevamo un bel disco, ma qui siamo arrivati a un conferma con la C maiuscola. Costretti alla lontananza dalla pandemia il duo ha trovato una sua magnifica chimica musicale e, chissà , forse davvero la lontananza ha giovato a queste magie agrodolci, capaci di abbracciare tanto il jangle-pop quanto carezze dreamy.

Federica e Matt dichiarano, almeno nel titolo, che non è più il momento di canzoni estive, eppure spesso temi, melodie solari e vibrazioni a tratti “surfeggianti” fanno capolino: si crea una contraddizione, che però si giustifica proprio in quel richiamo sottotraccia, sempre presente, a una malinconia di fondo. L’estate come momento di svago, ma anche contenitore e amplificatore di emozioni passate, perchè si spera sempre che i mesi estivi portino gioia e serenità , dopo i cupi mesi più freddi.   Ricordi, speranze, e l’inevitabile momento scandito da ogni fine estate con le sue inevitabili nostalgie. Il titolo dell’album e la musica stessa dei Phantom Handshakes “giocano” con i nostri sentimenti e lo fanno in modo educato ed empatico.

Musicalmente siamo in quel campo da gioco che mescola chitarre solari e accattivanti (“A Secret Life”) a momenti più sognanti, in perfetto equilibrio (attenzione alla potenza evocativa di “This Shade”, ipotetica colonna sonora di un romantico e struggente film in bianco e nero). Se a momenti le carezze della band ci scaldano il cuore (“Skin”), in altri frangenti è impossibile non muovere il piede, trascinanti dal ritornelli zuccherosi e vincenti (“No Better Plan”). Non stiamo parlando di ingredienti sconosciuti, ci sono tutti i punti fermi del genere, ma la bravura dei PH sta proprio qui, nel plasmare alla perfezione una materia prima così consolidata e chiara, per aver un risultato finale magistralmente accattivante.