La title-track è un fluido beat melodico che mescola affari che si fanno sempre più loschi, soldi, persone ridotte a numeri anonimi, istituzioni ed organizzazioni pubbliche e private, con il tocco freddo e disumano delle macchine, le quali rivoltano le nostre stesse esistenze e minacciano la nostra privacy. I Kraftwerk, visto che stiamo parlando di un album uscito nel 1981, furono assolutamente lungimiranti: le ritmiche dance del brano, la voce cupa e monotona che sembra irrompere dalle profondità  di un incubo dispotico e le atmosfere crude, malinconiche e ferocemente romantiche dell’Europa Centrale, anticipano tematiche, quali il diritto alla riservatezza e l’eccessiva ingerenza dei media, che sono ancora aperte ed attuali.

“Pocket Calculator” segna il passaggio da queste sonorità  elettroniche intrise di pop e sintetizzatori, oscure, accattivanti ed incisive, verso trame che fondono funk avanguardista e “musique concrete”, inserendo dei suoni artificiali e ripetitivi che provengono dalle calcolatrici Casio e Texas Instruments dell’epoca, mentre la band tedesca immagina che esse possano essere dotate di pulsanti segreti; pulsanti in grado di risvegliare eccezionali e sorprendenti funzioni: magari generare minuscole melodie da camera o di chissà  cos’altro ancora. Visioni di preveggenza musicale che, in un certo senso, evidenziano come le macchine possano eseguire attività  complesse che, un tempo, consideravamo strettamente umane. “Numbers”, di conseguenza, da corpo e spessore al lato più terrificante ed inquietante di questi processi di apprendimento e discernimento; essa è, infatti, dominata da tonalità  industriali; la sua forza di gravità  è micidiale e minacciosa, risucchia qualsiasi emozione, qualsiasi percezione, qualsiasi sentimento riesca ad intercettare sul proprio cammino. “Computer Love” indaga su quello che potrebbe essere definito il rapporto tra l’uomo ed il computer, tra gli esseri umani e la loro tecnologia, tra il creatore e la creatura, mentre, nonostante l’enorme progresso raggiunto e le innumerevoli conquiste scientifiche, la notte, puntualmente, fa emergere quello che è il nostro lato più intimo, più fragile ed indifeso e soprattutto quello che è il nostro immenso bisogno di non essere soli e di sentirci amati.

I bassi pulsanti e penetranti di “Home Computer” ci spingono verso il dancefloor, verso i club underground, verso un mondo affascinante, metropolitano, luminoso ed abbagliante, nel quale, come in una vera e propria danza tribale, tentiamo di creare un legame tra corpo e spirito, riportando in superficie le energie primitive che avevamo confinato sul fondo delle nostre coscienze, perchè ritenute troppo selvagge, troppo brutali e quindi inadatte al mondo ordinato che stavamo costruendo; ma esse sono, nel bene e nel male, l’essenza della nostra stessa natura, rappresentano ciò che riesce a generare in noi lo stupore e la meraviglia dinanzi ad un cielo stellato, un tramonto infuocato o un’alba d’argento. Emozioni che ci permettono di ritrovare la vitale sintonia col mondo reale e che risvegliano la nostra curiosità  ed il nostro desiderio di conoscere e sperimentare, spronandoci a scoprire i segreti nascosti dentro e fuori di noi.

Pubblicazione: 10 maggio 1981
Durata: 34:21
Dischi: 1
Tracce: 7
Genere: Synth-pop, Elettronica
Etichetta: Kling Klang, Warner Bros.
Produttore: Ralf Hà¼tter, Florian Schneider
Registrazione: 1979 – 1981

Tracklist:
1. Computer World
2. Pocket Calculator
3. Numbers
4. Computer World 2
5. Computer Love
6. Home Computer
7. It’s More Fun to Compute