Ci sono ricorrenze che non si possono non festeggiare, tipo l’uscita di album che per la redazione di Indie For Bunnies sono particolarmente significativi. Poi ci sono quelli “del cuore” ma la sola vicinanza affettiva non basterebbe a farne oggetto di retrospettiva, devono esserci in primis la sostanza e la qualità  come requisiti essenziali.

Il 1996 in fondo è già  stato ampiamente celebrato nella nostra rubrica: tanti sono infatti i lavori di artisti italiani e internazionali pubblicati venticinque anni fa.

Il rock alternativo tricolore in tal senso stava emergendo con prepotenza, lanciando in orbita tanti nomi destinati a un successo più o meno duraturo e in ogni caso a lasciare un segno spesso indelebile.

Tra i numerosi gruppi interessanti che fecero capolino a metà  anni novanta e subito adocchiati da pubblico e critica, c’erano sicuramente i milanesi Soon guidati dalla bella (oggi come allora) e talentuosa Odette Di Maio, artefici di un pop rock corposo e melodico ma che allo stesso tempo mostrava scintille psichedeliche.

Proprio “Scintille” si intitolava il loro disco d’esordio, uscito a maggio sotto l’egida della Mercury per l’allora Black Out, una costola della suddetta major, “indipendente” però nello spirito e nelle intenzioni.

E’ difficile stabilire il giorno esatto in cui l’album arrivò nei negozi, ma in questo caso è stata proprio la leader a venirci incontro, ricordando che la pubblicazione fu a ridosso del suo compleanno: si è così concordato come data simbolica il 10 maggio!

In una scena italiana underground che si abbeverava principalmente di certo rock di matrice americana, del recupero delle tradizioni popolari (con l’ascesa di molte compagni cosiddette combat-folk) e del rap militante (con l’esplosione del fenomeno delle posse), i Soon della citata Odette, dei valenti chitarristi Francesco Calì e Davide Rosenholz e dell’eclettica sezione ritmica composta dal bassista Davide De Polo e dal compianto batterista Enrico Quinto, erano una specie di mosche bianche, con la loro proposta che invece traeva linfa dal pop inglese, britpop o shoegazer che fosse.

E in che modo magnifico suonavano pop! La loro musica risultava fresca, trascinante, cristallina, assolutamente contemporanea, pronta a mietere successi anche presso una più vasta platea, come alcune felici circostanze sembravano suggerire.

Dalle (pur estemporanee) partecipazioni in contesti commerciali come il Festivalbar ai videoclip in buona rotazione sulle principali emittenti musicali, tutto lasciava presagire un immediato boom dei Nostri; soprattutto (a ben vedere) proprio la firma per un grosso marchio discografico costituiva una prova che il mercato fosse finalmente aperto ad accogliere un gruppo simile, il cui background non teneva molto conto delle tradizioni del Belpaese.

Le cose andarono poi diversamente ma è indubbio che i Soon (che replicarono nel ’97 con “Spirale”, passando anche dalle selezioni di Sanremo Giovani) abbiano lasciato un ricordo indelebile nei cuori di chi c’era, di chi aveva amato le loro canzoni e le loro sfrenate esibizioni live.

Ecco, forse a “Scintille” manca un po’ quell’approccio istintivo e viscerale che balzava agli occhi (e alle orecchie) nei concerti e, a riascoltarlo oggi, appare sin “troppo” ben prodotto e confezionato (in cabina di regia c’era Anjali Dutt, ingegnere del suono allora molto in voga presso l’universo britpop), ma ciò non toglie che sia di fatto un autentico gioiellino senza punti deboli e fastidiosi riempitivi.

La vena artistica di Odette e compagni era davvero ispirata e si avverte sin dai primissimi accordi della placida “Il fiume”, esempio mirabile di pop rock dalle reminiscenze shoegazer (basta ascoltare le tre chitarre che esplodono nel fragoroso ritornello), non a caso scelto come singolo.

Il livello rimane alto nella più urticante “Stasi”, nell’accattivante “P.O.P.” e nella ballata agro-dolce “Dormi”, anch’essa soffusa fino al grintoso ritornello contornato da una supernova chitarristica, che a questo punto già  avevamo intuito fungere da marchio di fabbrica della premiata ditta milanese.

I chiaroscuri sembrano infatti fare parte del Dna della band e alla levigatezza acustica di certe memorabili intro (penso a “In nessun posto” o “Almeno sembra”) corrispondevano spesso e volentieri dei saliscendi emotivi da brividi.

Dicevo che nel disco non ci si imbatte mai in brani meno riusciti, che annoiano o si lasciano skippare, ma di rado abbiamo ascoltato dischi il cui picco creativo si raggiunge in prossimità  delle ultime tracce.

“Scintille” è uno di questi rari esempi, essendo un album che si è tenuto le sue migliori cartucce alla fine.

Il trittico si apre con l’irresistibile “Settimane”, guitar pop cristallino dal ritornello pazzesco, un singolo che se fosse uscito oltremanica probabilmente sarebbe arrivato in cima alle indie-charts; a seguire “Larva”, che a dispetto dell’anomalo titolo è la classica pietra preziosa incastonata nell’intera opera, e poi a chiudere il tutto ci pensa “Disordine” che non solo fa da contraltare alla possente “Ordine” (ascoltata qualche traccia più su) ma è anche la più adatta probabilmente a rappresentare il disco e a condensarne le tante suggestioni musicali. Paradigmatico il verso “non rimane altra via che il disordine”, ad anticipare una lunga e visionaria coda strumentale.

Sono convinto che se fossero nati in Inghilterra i Soon avrebbero ottenuto più attenzioni e consensi ma ormai è inutile recriminare su quello che poteva essere e non è stato.

Per fortuna i dischi rimangono e l’ascolto di questo album è straconsigliato ancora adesso che sono passati ben cinque lustri, perchè la bellezza di “Scintille” non è sfiorita in alcun modo e sa ancora letteralmente incantare.

Data di pubblicazione: 10 maggio 1996
Tracce: 12
Lunghezza: 42:21
Etichetta: Mercury/Black Out
Produttore: Anjali Dutt

Tracklist
1. Il fiume
2. Stasi
3. P.O.P.
4. Dormi
5. Attimi
6. In nessun posto
7. Ordine
8. Strisciando
9. O almeno sembra
10. Settimane
11. Larva
12. Disordine