The Brewis Brothers are back con un nuovo album (qui, qui, qui e qui le recensioni precedenti) in cui riscoprono un certo gusto per amori giovanili se vogliamo sorprendenti come Free, Fleetwood Mac e Beatles. Non una vera e propria svolta ma un approccio diverso, più orecchiabile che non rinuncia a costruire canzoni con cura certosina ma cerca anche il ritornello tenace e sbarazzino come quello in falsetto del divertente singolo “No Pressure”.

Gustosi gli altri brani rilasciati prima dell’uscita ufficiale il ventitre aprile: “Not When You’re In Love” ricorda le evoluzioni estetiche e musicali di David Byrne e dei Talking Heads, “When You Last Heard From Linda” è invece una sinuosa ballata che ha la delicatezza e la pastosità  sonora di Robert Wyatt. “Orion From The Street” con il suo basso incalzante vira leggermente verso il pop psichedelico, segno inequivocabile che i Field Music non hanno perso il gusto per l’avventura.

Il resto di “Flat White Moon” continua a marciare spedito tra le chitarre acustiche di “Do Me A Favour”, il romanticismo di “Out of the Frame”, il brillante tiro art pop di “In This City” in quota Sparks e il ritmo ben orchestrato “I’m The One Who Wants To Be With You”. L’influenza dei Fab Four è evidente soprattutto nel modo di usare la voce in “Invisible Days”, mentre “You Get Better” è il nuovo omaggio a un folletto di Minneapolis chiamato Prince, già  celebrato nel quarto anniversario della morte dal progetto School Of Language capitanato proprio da David Brewis.

I Field Music confezionano un disco eccentrico e ammiccante ad alto tasso di cantabilità , dotato di un sound decisamente ricco nei dettagli che a volte può diventare spigoloso (gli assoli che arricchiscono “Meant To Be”) altre intenso (l’elegante ballata “The Curtained Room”) ma resta sempre stimolante da scoprire. Un album da appassionati di musica, frizzante e ottimista che dimostra quanto risulti ancora oggi credibile la band inglese.

Credit foto: Christopher Owens