The Lucid Dream con questo nuovo album completano una trasformazione che li ha gradualmente allontanati dal sound dei loro esordi.

Uno spostamento dal rock psichedelico dei primi album, che ha causato loro parecchie critiche, ma che a ben vedere ora li pone ad un livello diverso, dimostra il grande coraggio di una band che fa del cambiamento e dell’evoluzione un marchio di fabbrica. Questa mutazione li trasforma ora in un progetto nel quale i sintetizzatori sono la guida attraverso i quali alimentano la costruzione dei brani e le parti vocali, una trasformazione già  presente nel loro precedente album “Actualisation” ma che in questo nuovo lavoro viene accentuata, muovendosi in un territorio in cui forse costruiranno la loro casa definitiva.

Un sound che raccoglie e rielabora anni di musica elettronica a partire dal krautrock, che è sempre la materia all’origine della vita, passando per la trasformazione di Manchester, fino ad arrivare all’acid house di Chicago e rielaborata un po’ dappertutto, nel loro caso influenzata da Hip hop e techno.

L’album è stato scritto e registrato nel 2019 ma, causa Covid, hanno scelto di prendersela comoda prima di permetterci di ascoltare i sei brani che compongono “The Deep End”, un periodo di attesa obbligato per un lavoro che potrà  sicuramente trovare la sua dimensione migliore al cospetto di un numeroso danzereccio pubblico.

Il pezzo di apertura “Coalescence” è un inizio sfavillante, undici minuti nei quali i sintetizzatori, accompagnati dal basso e dalla voce ipnotica di Mark Emmerson, ricevono una spinta notevole quando entra in gioco la batteria. “Coalescence” ha il pregio di far innalzare subito il livello di attenzione e rispetto al successivo “CHI-03”, scelto come singolo, ha la qualità  dell’immediatezza, che in album di questo tipo apprezzo sempre.

“CHI-03” è un brano più complesso, la batteria e i sintetizzatori sembrano a tratti slegarsi e provocano un effetto straniante mentre la voce viene quasi nascosta.

“Leave Me In The Dark” è un altro gran pezzo, batteria e un gran basso si sposano perfettamente con il synth, mentre il brano vira verso un dub reggae melodico che improvvisamente impazzisce per poi lasciare spazio di nuovo al basso, immagino e spero sia il prossimo singolo.

“Fight To Survive” si sviluppa sul basso mentre la voce di Mark Emmerson non ha pace, seguita da “Sunrise” dove più di tutte si sentono i riferimenti all’acid house fine anni 80.

Il pezzo di chiusura “High And Wild”, sorprendentemente, inizia con una chitarra acustica e si sviluppa in un folk psichedelico, il tutto sembra non essere minimamente in linea con il resto dell’album, ma è in effetti in linea con il modo libero e indipendente di concepire la musica da parte dei Lucid Dream.

Il progetto dei Lucid Dream continua imperterrito il suo percorso senza paura, dimostrano di avere qualità  e che quello che fanno lo sanno fare molto bene, una band davvero interessante che merita tutta la nostra attenzione.

Photo Credit: Sam Wood