Ed eccoci qua, finalmente è uscito.  Margherita Vicario si è decisa a pubblicare un album (al posto che il solito singolo). Per chi non la conoscesse, ma direi di sì altrimenti non stareste leggendo questa recensione, sto parlando di una ragazza che di talento ne ha da vendere e che di robe nella sua carriera ne ha fatte eccome. Non solo musica, ma anche cinema (“To Rome With Love” vi dice niente?) o televisione (la sua recitazione migliora di gran lunga le fiction targate Rai 1). Nel 2014 pubblica il suo primo lavoro “Minimal Musical” e dal 2019, invece, le uniche produzioni vedono una lunga scia di singoli per arrivare al 2021 con “Bingo” ( yeah yeah yeah yeah  per i coretti).

Due sensazioni subito: guardo la tracklist e piango; ascolto l’album e mi esalto da morire. Per prima cosa su 14 tracce, solo 5 sono inedite mentre le altre 7 sono i singoli precedentemente pubblicati. Questo, sinceramente, mi dispiace perchè li trovavo perfetti presi singolarmente (che giuoco di parole), ma non funzionali in un contesto come questo album. Detto ciò, tutto riesce sorprendentemente ad amalgamarsi bene. E sapete perchè? Perchè  Margherita Vicario col cazzo che si affida ad un genere solo.

In effetti, ascoltando una volta il disco ti viene da chiedere “Ehi, figo. Ma quindi?“; poi lo ascolti una seconda volta e dici “Sì, ok ora capisco“; alla terza non smetti di ballare, riflettere e via. Lei riesce ad inserire in un solo lavoro vari generi: dal pop, alla pop trap fino al cantautorato più classico ma sempre di gran fascino. I testi sono profondi, anche con le basi più ballabili e commerciali e riuscendo a penetrare senza problemi. Sicuramente si parte con  “Come Va”, un inno alle donne e alla loro forza interiore: E mi mostro al mondo per come son fatta,  col culo rotondo, con la gola distrutta.

Poi si passa anche a tematiche diverse, come tipo in “Troppi Preti Troppe suore” con una bella base ballabile che accompagna un testo bello carico:  Troppi preti e troppe suore, ma è possibile? Oh signore, ancora dicono la loro nel 2029, come fossero dei leader di sinistra da ascoltare, ma da secoli se sa, so’ i preti che vanno a puttane. Altrimenti, volete un bel manifesto di sinistra? Bhe, bisogna allora ascoltare “Orango Tango” che sfancula personaggi come Giorgia Meloni o il buon vecchio partenopeo  De Luca. Per il resto, le altre canzoni sono sicuramente valide, ma non riescono a trovare lo spazio a causa dei singoloni che sono stati pubblicati precedentemente: canzoni come “Pincio”, “Mandela” o “Giubbottino” non riusciranno mai ad essere battuti da una “XY” in featuring con  Elodie.

Quindi, “Bingo” è sicuramente un album molto variegato non solo di generi musicali e di influenze diverse (alla produzione il grande Dade), ma anche di tematiche molto particolari che riguardano tantissimo il periodo storico in cui il paese si trova. Per questo io dico solo una cosa: che la sinistra riparta da Margherita Vicario.