Parte con una domanda questa recensione. Ci si chiede “Quale Futuro?” e mai questione fu più azzeccata. In un periodo di incertezze, riprese, ri-chiusure e poi di nuovo aperture i  Qlowski  si chiedono cosa ci aspetta nel futuro, ma c’è un effettivo futuro?

Mi sembra ieri quando vedevo  Cecilia Corapi girare per le strade della mia stessa città , parlare con la mia ex ragazza dell’epoca e fare le stesse scale dello stesso liceo. Da quando mi sono trasferito a Milano i “quasi” rapporti sono spariti e io l’ho vista crescere e fare un salto evolutivo. E questo salto è stato andare a Londra, assieme Michele Tellarini per mettere su una band che ha molto potenziale, ma che in Italia non vedrà  posto ancora per un po’.

La formazione è ben strutturata, i generi a cui attingono sono quelli della New Wave e del Garage Rock. Tutte robine che a Londra spaccano e riescono a tenere un posto ben saldo. Con questo ultimo lavoro hanno voluto alzare decisamente il livello di produzione: il sound, gli strumenti e anche l’atteggiamento sono proprio quelli del Punk Rock con un bel pizzico di sonorità  anni ’80 (che ora vanno di moda e non guastano mai).

Sono brani belli ruggenti come “The Wanderer” a dare vitalità  all’album, ma non solo. Perchè anche tracce solo strumentali come “Interclude (02/11/1975) riescono a rendere qualcosa di semplice veramente, ma veramente eh, grande. Un manifesto di sonorità  annunciate dai singoli “Ikea Youth Pt. 2”, “A Woman”, “Lotta Continua” e “Folk Song” e che danno l’idea di quello che è il mondo in cui i  Qlowski vivono.

Un mondo che, come dicevo precedentemente, non ha ancora posto nel panorama musicale italiano. Certo, la band è giovane e sicuramente rimane perfetta se si ferma al panorama underground inglese ma qua nel nostro paese? Bhe, purtroppo nel nostro paese se non sei i  Maneskin ora non puoi veramente far vedere quanto il tuo sound controcorrente sia figo. Ed è un vero peccato perchè stiamo elogiando un Rock popolare a discapito di quello vero e sincero.

Credit Foto: Patrick Smith