Nostalgici degli anni 90, ecco a voi 42 minuti di sostanzioso hard-rock dalle cristalline derive di ottimo grunge, quello inconfondibile di provenienza dalla città  sullo Stretto di Puget.

Il quartetto dei Superbloom, tuttavia, proviene dall’east coast e precisamente dalle roventi e trafficate strade di Brooklyn, NY, ed ha sapientemente fuso le sonorità  prettamente nineties di un abusato grunge ad una struttura musicale solida, moderna ed attuale. E così, mentre in giro per lo showbiz prolificano band post-grunge che, in realtà , nulla hanno a che fare con il mood degli emblematici chitarroni stratificati, i quattro del sud di Long Island regalano momenti che probabilmente in molti non si aspettavano.

Certo, sin dalla coppia di apertura formata da “1994” e da “Mary on a Chain” le influenze sono più che limpide, con le note di Nirvana a scandire i minuti dei brani che, seppur inizialmente potrebbero farvi l’effetto del nihil sub sole novi, con il passare dei minuti il sound vi sembrerà  subito fresco ed inaspettatamente godurioso.

Prodotto dagli stessi Superbloom, con la masterizzazione affidata a Will Yip (Quicksand, Mannequin Pussy, Code Orange) e il missaggio a Joe Reinhart (Remo Drive, Joyce Manor, Hop Along), l’album è davvero un concentrato di episodi dal classico piglio earworm, dove la preferenza di uno piuttosto che altri si rinviene nei soggettivi timpani dell’ascoltatore. Personalmente, ad esempio, pezzi come “Whatever”, che senza dubbio fa venire in mente “Drain You” di Cobain e soci, o la bellissima ballad acustica “Muzzle” – che strizza l’occhio ai Smashing Pumpkins di “Pisces Iscariot” – sono davvero entrati nell’alveo dei miei brani prefertiti.

Insomma, un disco dal quale fuoriesce a zampilli un concreto e convincente grunge – “Leash”, “Spill”, “Hey Old Man” – ma con le chitarre shoegazy in costante overdrive di “Siamese Dream” memoria come in “Worms” e soprattutto nella title track, la mia preferita, insieme alla closing track “Twig”, tre minuti e mezzo circa di nostalgica melodia su note lo-fi.

Sentiremo senz’altro parlare a lungo di questo esordio e dei Superbloom. Personalmente, ho fatto volentieri questo tuffo nel passato, in quei nostalgici ed incredibili anni ’90. Grazie ragazzi!

Photo credit: Maya Lee