A meno di due anni dall’uscita del suo ottavo album, “Here, Right Now”, Joshua Radin è ritornato con questo nuovo full-length, pubblicato da Nettwerk.

Il classe 1974 nativo di Cleveland lo ha scritto e registrato lo scorso anno durante la pandemia e ha lavorato insieme al musicista e produttore Jonathan Wilson (Father John Misty, Conor Oberst), con cui inizialmente ha potuto collaborare solamente attraverso videochiamate e messaggi.

“Goodbye”, che saluta una relazione ormai finita, apre il disco con un finger-picking di classe, accompagnato da qualche tocco di piano e soprattutto dalla voce di Radin che disegna con tranquillità  momenti folk dai toni soft e pieni di romanticismo.

Si continua con altri tocchi emotivi con il recente singolo “Fewer Ghosts”, in cui Radin racconta delle sue battaglie personali, ma è anche speranzoso di sconfiggere i suoi fantasmi, mentre gli arrangiamenti acustici continuano a deliziarci con la spontanea morbidezza tipica del folk-singer dell’Ohio.

“Better Life”, invece, parla di immigrati e di una possibile nuova e migliore vita e lo fa con speranza che si puo’ notare sia nei vocals di Joshua che in una strumentazione decisamente più luminosa di quanto avevamo ascoltato finora.

“I’ll Be Your Friend”, in cui il songwriter statunitense cerca di confortare una persona amata che sta passando un periodo difficile, è una edificante ballata descritta attraverso il suono del piano e dei violini: pura poesia.

“You’re My Home”, invece, è il pezzo più pop del disco: se inizialmente si presenta in veste acustica, arrivati al coro si aggiungono degli inaspettati handclapping che la rendono decisamente più vivace.

Dieci pezzi per trentacinque minuti che, come già  spesso capitato in passato, ci sanno emozionare per la loro delicatezza, la loro profondità  e i loro sentimenti sinceri: un lavoro indie-folk solido e ricco di sentimenti destinato a restare nel cuore di chi ascolta.