Non potevo che concludere questa serie con gli Smiths, la band che forse più di tutte ha lasciato negli anni un eredità  musicale così apprezzata e amata, e che per me non poteva che essere la scelta per questo finale di stagione.

Una band che faceva della personalità  dei propri componenti un punto di forza, ma che rappresenterà  anche la causa della loro fine e dei forti contrasti che, dopo il loro scioglimento, si trasformeranno in sanguinose cause giudiziarie.

La frase

Giudice Weeks: «Almeno a me Morrissey è apparso subdolo, minaccioso e inaffidabile quando erano in gioco i suoi interessi ».

In occasione del processo per i diritti sui brani degli Smiths, di cui parleremo dopo, il giudice Weeks, che emetterà  una sentenza molto pesante nei confronti di Marr e Morrissey, renderà  pubbliche le sue impressioni personali riguardo ai vari protagonisti.

Esprimerà  la sua poca simpatia per il buon vecchio Moz, riguardo Marr dirà  che gli è sembrato il più intelligente e degli altri due che sono sembrati meno intellettuali ma chiari e onesti, impressioni giuste ?

La fine

Cominciamo quindi a ragionare sullo scioglimento a partire da qualche considerazione sui vari componenti della band, il sentimento comune e spesso banale tende a dipingere Marr come il buono, Morrissey come il cattivo, Joyce e Rourke come i brutti, gli elementi tutto sommato superflui del gruppo.

Questa convinzione nasce da tutto ciò che è successo dopo più che da quanto accaduto realmente, gli atteggiamenti di Morrissey nei confronti dei suoi ex amici, le sue visioni “particolari” del mondo che tanto scandalo e disapprovazione hanno periodicamente generato, il suo carattere percepito come egocentrico e arrogante, la potenza provocatoria delle sue affermazioni gli hanno buttato addosso anche la colpa per la fine degli Smiths.

Non che questo non sia in parte vero, la sua parte di colpa l’ha sicuramente avuta, ma va equamente divisa con Johnny Marr il buono, che ha in fondo deciso la fine del progetto proprio quando la band si accingeva a pubblicare il loro miglior album “Strangeways here we come”, almeno secondo tutti i componenti .

Mentre Marr e Morrissey trasformavano le loro incomprensioni in una separazione, i “brutti”, Andy Rourke e Mike Joyce, assistevano impotenti a questo triste siparietto finale, vittime per il momento ma in attesa della loro rivincita.

Quando gli Smiths chiudono definitivamente Marr non ha ancora compiuto ventiquattro anni, dopo aver composto una serie di brani memorabili, molla tutto proprio quando la band mostrava la capacità  di fare ulteriori passi in avanti, sia in termini di sound che di pubblico.

Le cause che gli faranno abbandonare il progetto, divergenze creative con Morrissey, in realtà  si sarebbero potute mediare  se solo la band avesse avuto un vero manager capace di evitare che Marr si allontanasse frettolosamente in preda ad una crisi immotivata.

Purtroppo Marr il buono aveva soli ventitre anni ed era in un periodo instabile, accentuato dalla dipendenza di alcool e droga, dalla quale stava cercando di uscire e che a breve supererà  brillantemente, ma il dado era ormai tratto, la strana magica combinazione che era riuscita a tenere insieme due personalità  così diverse si era rotta e non c’era più nulla da fare.

Se avete  pensato che gli Smiths si fossero sciolti per la voglia di Morrissey di inseguire una carriera solista, vi sbagliavate, magari il buon vecchio Moz il pensiero poteva anche averlo fatto, ma non aveva intenzione di mollare la band tanto che in un primo momento si pensò di rimpiazzare Marr  con un altro chitarrista.

A Morrissey possiamo solo, se vogliamo, addossargli la colpa di essere Morrissey, con il suo carattere e il suo modo particolare di vedere le cose, la sua caparbia volontà  di indirizzare il percorso della band, di fare il manager e non solo il cantante.

La scelta di chiudere il progetto dopo solo cinque anni e quattro album sarà  un grande errore, provocherà  nell’ordine una carriera onorevole ma discontinua per il “Cattivo”, una inaspettatamente deludente e sottotono per il “Buono”, ed infine un ritorno alla normalità  per i “Brutti” che si prenderanno però una grande rivincita in tribunale, dove verrà  certificato, semmai ce ne fosse stato bisogno, che gli Smiths non erano un duo.

After the end

Morrissey, la voce 

Il dopo Smiths di Morrissey è sotto gli occhi di tutti, dopo la fine del progetto inizierà  una carriera solista che dura ancora oggi, raccoglierà  anche i nuovo fan degli Smiths che il tempo gli regalerà , quando la band iniziò a diventare motivo di culto anche per le nuove generazioni.

Una fan base distribuita in tutto il mondo che lo seguirà  dappertutto e donerà  ai suoi concerti sempre qualcosa in più, per quanto spesso lo stesso Morrissey con affermazioni estreme farà  di tutto per attirarsi critiche, anche dai fan, ancora oggi un suo concerto è sempre un evento.

Il suo album d’esordio “Viva Hate” esce nel 1988, scritto con Stephen Street, che lo produce, viene ben accolto dalla critica e dal pubblico, ed è effettivamente un buon album con ancora chiari riferimenti al suo recente passato, cosa abbastanza naturale vista la presenza del “quinto” Smiths, Stephen Street.

Gli album successivi si svilupperanno tra alti e bassi ma caratterizzati comunque sempre da un ascolto piacevole, scegliendo un album per ogni decennio direi che i migliori sono per gli anni 1990-2000 “Vauxhall and I “, per gli anni 2000-2010 ” You Are the Quarry”, per gli anni 2000-2010, ” World Peace Is None of Your Business” per gli anni 2010-2020.

Oggi siamo in attesa di un suo nuovo album, che si dice già  pronto, appena Morrissey troverà  una casa discografica disposta a investire.

Johnny Marr, la chitarra 

Si rischia l’accusa di lesa maestà  nell’affermare che la carriera post Smiths di Marr è stata insignificante?

Non so forse esagero, ma di certo da un chitarrista che a ventitre anni fuoriesce da una band di tale importanza e ha tutta la carriera davanti, ci si aspetta grandi cose.

Purtroppo Marr farà  scelte strane, inizia collaborando con altri artisti dalla forte personalità  spesso capaci di assorbirti e farti passare in secondo piano, come The The Matt Johnson e Bernard Sumner con il quale fonderà  gli Electronic, negli anni collaborerà  con una marea di artisti, Bryan Ferry, The Pretenders, Kirsty MacColl, Karl Bartos dei Kraftwerk, Talking Heads, Black Grape, Billy Bragg, Pet Shop Boys, Beck e Oasis, Modest Mouse, John Frusciante.

Nel 2003 il suo esordio quasi solista con la band Johnny Marr and the Healers con il quale pubblica “Boomslang”, dove canta e scrive anche i testi, a cui faranno seguito album a firma solo Marr   “The Messenger” del 2013, “Playland” del 2014 e “Call the Comet” del 2018, niente di tutto questo particolarmente brillante.

Potevamo aspettarci di più dalla sua carriera? Non so voi io mi aspettavo molto di più.

Andy Rourke, il basso

Andy Rourke, insieme a Mike Joyce, ha dato alla band un ottima sezione ritmica e sono senza dubbio parte del successo degli Smiths.

Le grandi band sono un’alchimia che funziona quando ogni singolo elemento sa fare la sua parte ed è capace di dare il suo contributo, e questo è quanto accaduto anche negli Smiths.

Dopo la fine ha collaborato con Sinèad O’Connor per la realizzazione del suo secondo album “I Do Not Want What I Haven’t Got”, con i Pretenders, Killing Joke , Badly Drawn Boy ed è tornato spesso a lavorare con Morrissey nei singoli   ” Interesting Drug “, ” The Last of the Famous International Playboys “, ” Novembre Spawned a Monster ” ,” Piccadilly Palare ” e scritto per lui “Yes, I Am Blind” , “Girl Least Likely To”, “Get Off the Stage”.

Nel 2007 ha formato i Freebass con altri colleghi bassisti Gary “Mani” Mounfield ( Stone Roses) e Peter Hook ( New Order ) e nel 2016 ha formato la band D.A.R.K. con   Dolores O’Riordan (The Cranberries) poi tragicamente scomparsa.

Continua a lavorare nella musica esibendosi anche come DJ.

Nonostante abbia sempre lavorato ha avuto spesso parecchi problemi economici e in passato dichiarato fallito a causa di suoi ingenti debiti fiscali.

Mike Joyce, la batteria

Mike Joyce ho avuto il piacere di intervistarlo, e non posso far altro che ringraziarlo per la disponibilità  e la simpatia dimostrata, la trovate qui.

Finita la favola degli Smiths anche lui  ha collaborato con Sinèad O’Connor e con Morrissey in ” Interesting Drug ” e ” The Last of the Famous International Playboys ” , e con molte altre band come i Suede, i suoi amati Buzzcocks, Public Image Limited, e  artisti del calibro di   Julian Cope , Aziz Ibrahim (Stone Roses, Simply Red).

Nel 1996 insieme a Andy Rourke cita in giudizio Marr e Morrissey e inizia una disputa legale sul riconoscimento dei diritti sulle canzoni degli Smiths.

Motivo del contendere le percentuali destinate ad ogni componente che erano il 40% a testa per Marr e Morrissey e il 20% da dividere tra gli altri due, che sostenevano non ci fosse alcun accordo in merito e quindi ritenevano le percentuali illegittime.

Mentre Andy Rourke, per far fronte ai propri debiti accettò un accordo stragiudiziale Mike fece la scelta che economicamente si rivelò più giusta, decise di andare fine in fondo.

La tesi dell’avvocato di Morrissey, che sosteneva che lui e Johnny Marr fossero il motore del gruppo, responsabili degli affari e dei contratti della band, non fu accolta dal giudice che diede ragione a Joyce.

La sentenza fu una vera catastrofe per Marr e Morrissey, la percentuale di Joyce passò dal 10% al 25% , e furono condannati a pagare circa un milione di sterline, cosa che Marr fece subito, mentre con un caparbio Morrissey si apri un lungo contenzioso fatto di sequestri preventivi e richieste di pagamento, insomma proprio una bella storia.

Reunion

Non c’è mai stata e nessuno di loro l’ha mai presa in considerazione, direi che in fondo è stato meglio così, per sempre un posto nel cuore.