Tra i gruppi più popolari in Europa dalla seconda metà  degli anni ottanta in avanti, vanno annoverati sicuramente i Simply Red del carismatico Mick Hucknall.

Dopo un breve periodo di apprendistato, in cui emerse subito la figura del “rosso” factotum del gruppo, il successo arrise loro ben presto e copioso, sbaragliando la concorrenza con l’album “A New Flame”, pubblicato nel 1989, che finì per essere tra i più venduti in Europa, dove furono smerciate copie nell’ordine di svariati milioni. Il fiore all’occhiello era rappresentato da “If You Don’t Know Me By Now” (riuscitissima cover del brano di Harold Melvin), in grado persino di issarsi in cima alla classifica dei singoli negli Stati Uniti.

Fu l’autentica consacrazione per l’ambizioso e talentuoso Mick, che però mirava non solo a confermarsi, ma a migliorare addirittura la performance, stavolta puntando esclusivamente su brani autografi, laddove in passato fu lodato (quasi) di più per la sua capacità  di reinterpretare canzoni altrui.

La sua preponderanza ad assumere il comando del gruppo fu manifesta, tanto da mostrarsi arrogante (se mi si concede il termine) nel condurre in porto la barca verso altri prestigiosi lidi: per farlo decise infatti di licenziare in tronco la sezione ritmica, che comprendeva il batterista Chris Joyce,   suo amico di vecchia data.

Furono reclutati musicisti probabilmente più dotati, a iniziare da Gota Yashiki, che si piazzò dietro i tamburi, ma che in realtà  sapeva fare bene molto altro. Importanti divennero per il nuovo corso il sassofonista Ian Kirkham e il tastierista (e compositore) Fritz McIntyre, autentici virtuosi dei rispettivi strumenti. Con il confermatissimo produttore Stewart Levine (che tanto aveva contribuito alle fortune del citato “A New Flame”), la band veniva completata da due bravissime coriste: Dee Johnson e Myllenda Lay, a conferire ulteriore fascino e completezza alla proposta musicale del combo pop-soul inglese.

I tempi erano maturi per “Stars”, nuovo album che vide la luce il 30 settembre 1991, atteso da un fragoroso hype (anche se all’epoca non si diceva così…), grazie alla bellezza congenita di un paio di tracce apripista.

A distanza di trent’anni è doveroso pertanto omaggiare questo lavoro, principalmente perchè, al di là  che essendo studiato nei minimi particolari possa risultare poco spontaneo e viscerale, contiene invero al suo interno autentiche gemme contraddistinte da una classe e da una raffinatezza che al giorno d’oggi appaiono rare.

All’epoca invece ricordo che, assieme al successo che giunse fulmineo e inequivocabile, non mancavano le critiche di coloro che vedevano questo nuovo disco come sin troppo ripulito nel sound, così “perfettino” e patinato, e con le emozioni compresse in arrangiamenti sofisticati ma che ne limitavano giocoforza il fluire libero.

La verità  credo stia nel mezzo, e a me viene da premiare il grande sforzo di Mick Hucknall in fase di scrittura e vestizione di pezzi che, se a un primo ascolto potrebbero essere sbrigativamente definiti easy listening, in realtà  comprendono partiture ricche di sfumature, cangianti e dall’alto tasso qualitativo.

Indiscutibile in tal senso l’uno-due posto in apertura: “Something Got Me Started” e la romantica title track hanno il sapore dei grandi classici e sanno dosare in maniera egregia il pop d’autore con un’attitudine soul e funky. Per non dire dell’interpretazione mirabile del Nostro, che sfodera in questo album come non mai tonalità  espressive differenti a seconda del mood evocato dai brani.

Risulta forse sbilanciato nella sua prima parte “Stars”, se consideriamo quasi al pari delle due canzoni iniziali anche la cadenzata “Thrill Me” (dall’arrangiamento sublime, in cui emerge il suono del sax), la melodica e intensa “Your Mirror” e la dolce ballad “For Your Babies”, ma in realtà  la perizia tecnica e l’attenzione al dettaglio si mantengono elevate per tutta la sua durata, tanto da chiudersi con uno dei brani più interessanti del lotto, vale a dire “Wonderland”, elegante quanto velata invettiva a Margaret Thatcher.

I Simply Red con questo lavoro si confermarono ai vertici della produzione pop mondiale, riscontrando oltretutto un successo senza precedenti, non solo nella natia Inghilterra, ma pure in Italia, dove sapranno mantenere col tempo un legame molto forte (rinsaldato anche dal fatto che Mick Hucknall ha vissuto a lungo nella nostra Penisola).

“Stars” rappresentò tuttavia lo zenit artistico del gruppo, che già  dal successivo “Life” – pubblicato nel 1995 – vedrà  diminuire i propri consensi, non tanto per demeriti (poichè il disco in questione mantiene buoni standard qualitativi e generalmente le medesime coordinate stilistiche del precedente), quanto perchè, tutto d’un tratto, si è visto superato da artisti e band che probabilmente riuscivano a catturare meglio lo spirito del tempo.

Simply Red ““ Stars
Data di pubblicazione: 30 settembre 1991
Tracce: 10
Lunghezza: 41:17
Etichetta: East West Records
Produttore: Stewart Levine

Tracklist
1. Something Got Me Started
2. Stars
3. Thrill Me
4. Your Mirror
5. She’s Got It Bad
6. For Your Babies
7. Model
8. How Could I Fall
9. Freedom
10. Wonderland