Pensavo di essere pronto e invece non lo ero.

Come ben si sa, la situazione in Italia dei concerti è a dir poco ridicola. Fino ad una settimana fa non si riusciva a capire quando la situazione potesse essere sbloccata. Ora, invece, qualcosa è stato concesso ma come contentino ai promoter live, ai club e al pubblico che stavano per uscire fuori di testa dall’incertezza di questi mesi. Morale della favola, ancora non siamo ad una situazione pre-covid. Ma siamo pronti a ritornare in una sala piena di gente, senza mascherine e con zero distanziamento?

Mi sono detto che questo interrogativo in qualche modo dovevo pur risolverlo. Quindi sono andato oltralpe, nello specifico a Parigi e al MaMA Festival, per sondare la situazione fuori dal nostro paese. Piccolo spoiler: non è come pensiamo.

Parto col dire che l’invito è arrivato da JUMP – European Music Market Accelerator, un programma UE  per l’innovazione del settore musicale: in poche parole, accompagnare l’industria della musica (artisti compresi) verso nuovi orizzonti al passo coi tempi come la sostenibilità  o la gender equality. Questo programma, tra l’altro, non è molto lontano da noi poichè fa parte della famiglia di Linecheck, festival prodotto da Music Innovation Hub e che si terrà  quest’anno, anche in modalità  fisica, a BASE Milano il 23-24-25 novembre.

Il MaMA è  un Festival a tutto tondo: non solo musica dal vivo la sera nei club del quartiere di Montmartre, ma anche panel realizzati dagli esperti che tutti i giorni lavorano nell’industria musicale. Questi incontri sono proprio organizzati dai vari partner della manifestazione, tra cui anche JUMP.

Fatta questa premessa, possiamo passare alla parte sicuramente che tutti stanno aspettando: i live, al chiuso, senza mascherina e senza distanziamento sociale.

Il programma delle tre serate era decisamente fitto: ogni sera, nei vari club del quartiere (tra cui La Cigale o il Moulin Rouge) potevi andare a sentire 4 o 5 artisti/band esibirsi fino a tarda notte. Il genere, che un po’ accomunava il tutto, era quello dell’alternative rock, electro-pop e rap (con un filo di trap). Tra i vari nomi, anche l’arpista 2.0 Kety Fusco.

Il tutto iniziava alle 19 in punto, ma il quartiere più conosciuto della capitale francese veniva già  affollato ore prima da persone che andavano a seguire i panel o semplici fan dei vari cantanti. Era ben difficile muoversi sul marciapiede, spesso mi capitava di dover prendere la decisione di camminare in mezzo alla strada, proprio per evitare tutte quelle folle ammassate. Il momento, però, più importante è stato entrare all’interno di un club. Prima il braccialetto post controllo Green Pass e poi fila in attesa dell’apertura delle porte. Una volta dentro, il primo locale in cui sono andato era il Backstage By The Mill,  non mi sentivo letteralmente bene. Nessuno, e dico nessuno, aveva la mascherina (dopotutto non era obbligatoria e anche il buttafuori ti chiedeva di toglierla) e tutti erano troppo vicini l’uno all’altro. 18 mesi che non vedevo questa scena. Pensavo di essere pronto e invece non lo ero.

Ci deve essere una mezza misura: se tanto vogliamo che il pubblico si senta a suo agio nel ritornare in un club per un live, almeno tenete obbligatorie le mascherine. E pensare che la Francia, così come altri paesi limitrofi, non è così avanti a noi. Sì, certo, hanno la capienza al 100% ma la vendita dei biglietti è ancora troppo bassa e questo perchè non c’è stato un vero e proprio ricongiungimento con l’audience abituale. E anche i vari governi non riescono a dare risposte o a fornire soluzioni chiare.

Proprio per questo, ritrovarmi in una bolla così piccola mi faceva stare male. Tutte le paure stavano tornando fuori e nessuno poteva in qualche modo tranquillizzarmi. Anzi, le occhiate al sottoscritto perchè tenevo la mascherina erano l’ordine del giorno. Tolte però queste grosse problematiche, quello che avevo davanti era il paesaggio più bello mai visto: non ricordo nemmeno da quanto tempo non vedevo la gente ballare, urlare o semplicemente sotto palco fremente per il prossimo act.

Tra i vari artisti che si sono esibiti, il meglio del meglio è stato sicuramente Annael ovvero la versione francese di Benjamin Clementine: un mix di pop d’autore, tipico francese, con delle basi alt-rock e elettroniche di prim’ordine. E il mix funzionava, come funziona in studio, grazie alla sinergia tra il performer, chitarrista e batterista. Altra sorpresa, non del mio genere, ma sicuramente ben fatta è stata James BKS  rapper e produttore con una bella percentuale di funky, R&B e rock niente male. Ciliegina sulla torta, del suo live dalla Cigale, è stata l’arrivo di quel gran pezzo di genio di Idris Elba che tutti noi ricordiamo sempre come attore e basta, e mai come rapper dalla banlieu.

Altro ricordo, completamente rimosso e abbandonato in una stanza del mio cervello, era vedere le code per entrare in un locale: oltre all’assembramento che veniva a crearsi ogni volta, mi commuovevo nel vedere tutti quei ragazzi tranquilli e sorridenti in attesa di entrare a sentire un live. Certo, la fila l’ho fatta anche io schiacciato come in un sandwich, non proprio secondo le regole ma sicuramente commovente.

Seppur, come dicevo prima, la situazione non sia così diversa dalla nostra e seppur ci siano svariate lamentele anche dai promoter francesi, l’esperienza che ho vissuto al MaMA Festival è stata del tutto inaspettata: sia per i momenti preoccupanti in cui pensavo “mo me lo becco io il covid” sia per quelli indelebili sotto palco in cui la mia mente e il mio corpo erano tornati a 18 mesi fa, facendo quello che più preferivo: andare ad un concerto.

Questo articolo vuole essere una sorta di consiglio per tutti i lettori che aspettano di andare ad un live ma non sanno come: siate responsabili, tenete la mascherina e se potete non ammassatevi a tutti gli altri. Purtroppo la situazione non è chiara a nessuno e non bisogna abbassare la guardia. Dobbiamo comportarci come persone responsabili che si godono un concerto in maniera sicura e ovviamente divertente. I francesi l’hanno capito in parte, manca ancora quel pizzico di senno che, speriamo, non li farà  tornare ad una situazione di chiusura.

Photo: Cristal Murray fotografata da Beranger Tillard