Quinto album per Aaron Maine e il suo progetto Porches, a poco più di un anno di distanza da “Ricky Music“. La pandemia ha cambiato il modo di registrare dell’artista newyorchese che si è accontentato dello studio casalingo affidando mixing e mastering a James Krausse. L’ambizioso sound sperimentato appena qualche mese fa con l’aiuto di Dev Hynes (Blood Orange) lascia il posto a un approccio molto più essenziale: due chitarre, tastiere, batteria, drum machine.

Un ritorno alle radici per Maine che comunque non rinuncia al synth pop venato di elettronica che l’ha fatto conoscere, ripreso in “I Miss That” e “In a Fashion”. Tre degli undici brani che segnano la momentanea conversione a un suono più spoglio, meno rifinito, con a tratti l’irruenza e la ruvidezza di un demo tape. “Harder, faster, shorter and louder” giusto per citare la press release, che sottolinea la durata estremamente contenuta del nuovo album (nessun pezzo oltre i tre minuti).

“All Day Gentle Hold!” è decisamente più lineare di quanto fatto in passato soprattutto nei singoli “Lately” e “Okay” melodici e ritmati, nell’arrangiamento di “Swimming Big” o di una “Back3School” semplice e malinconica. L’energia non manca, batteria e drum machine punteggiano “Swarovski”, la grintosa “Watergetsinside” e “Grab the Phone” in un mix decisamente imprevedibile. L’urgenza espressiva di “Comedown Song (Gunk)” lo rende il brano migliore di un lavoro che serve ad Aaron Maine per ritrovare se stesso mettendosi a nudo come mai prima, trovando nuovi stimoli con l’entusiasmo di un teenager.

Credit foto: Jason Nocito