Ogni qualvolta torno a disquisire in merito al newyorkese Jesse Malin non posso esimermi dal ricordare l’effetto che provai alla sua comparsa in veste solista nel 2003 con “The Fine Art of Self Destruction “; un effetto pari ad una corroborante deflagrazione emotiva che rimase costante per i primi tre meraviglisi album, tanto da farmelo amare quasi quanto l’altro mio eroe degli anni duemilla, ovvero Ryan Adams, se rimaniamo in tema di classic rock a stelle e strisce.

Successivamente il mio interesse nei suoi confronti non è scemato ma la sua avventura discografica non ha più brillato come nel periodo dal 2003 al 2007, anche se, giova scriverlo, non ci sono state vere e proprie battute d’arresto e senza che il suo talento (se pur meno fulgido) si disperdesse in troppe pubblicazioni di dischi come per l’amico Ryan.

A fianco dell’ancora ottimo “Love it to Life” risultavano un po’ insipidi sia l’album di cover “On your sleeve” che “New York Before the War” ed “Outsiders”.

Il nuovo doppio album che andiamo a recensire segue, a due anni di distanza “Sunset Kids”, che se pur nobilitato dalla produzione di Lucinda Williams, non mi ha mai convinto (in sede di recensione ai tempi gli affibbiai un onesto 6,5): era lodevole la volontà  di un cambio di atmosfere verso un sound più accessibile e meno urticante (ma a mio parere non molto a fuoco).

“Sad and Beautiful World” è l’ennesimo frutto artistico del famigerato lockdown: quantitativamente ricco, trattandosi di un doppio e suddiviso tra una parte più introspettiva e legata alle radici ed un altra più devota al rock metropolitano e memore del suo lato più elettrico e stradaiolo.

Una prova sulla lunga distanza che non smorza nemmeno stavolta l’ammirazione per un artista che pur non innalzandosi nell’Olimpo, non può mai essere considerato alla stregua di un mero gregario o semplicemente un ottimo artigiano.

Le sue ballad toccano il cuore, i brani più taglienti sono sempre magnificamente ruggenti.

In conclusione Jesse Malin rimane un autore costante nel suo essere “indispensabile” per chi ama ancora il rock americano, senza lustrini ma fiero di sè.