Ci addentriamo in una fredda Copenhagen in un weekend d’autunno per vedere la bravissima Courtney Marie Andrews, che finalmente sta presentado anche in Europa il suo settimo album, “Old Flowers”, uscito a luglio 2020 via Fat Possum Records ma, a causa della pandemia, mai portato in tour fino a pochi mesi fa.

Se negli Stati Uniti la trentunenne di Phoenix era stata accompagnata da una band composta quasi interamente dagli stessi musicisti che l’avevano aiutata in studio durante le registrazioni del suo LP più recente, nel vecchio continente si presenta invece in veste solista.

La statunitense è ormai in Europa da alcune settimane e, dopo quello di stasera, le resteranno solo gli ultimi show nella penisola iberica, ma questo le è particolarmente caro perchè, come rivelerà  durante i sessantacinque minuti del live, le sue origini da parte della madre sono proprio danesi e la fanno sembrare in qualche modo a casa.

Dopo il breve concerto dei Native Harrow, in cui il duo folk-rock della Pennsylvania ha presentato il suo quarto album, “Closiness”, uscito lo scorso anno via Loose Music, alle nove e mezza sale sul palco Courtney Marie accompagnata solamente dalla sua chitarra acustica, che sarà  il principale ingrediente della serata.

Ad aprire il concerto è “Rookie Dreaming”, estratta dal suo LP “Honest Life” (2016): dolci arpeggi ci introducono al mondo della Andrews. Mentre inizia a far sognare la sala piccola del Vega ““ stasera piuttosto piena – la songwriter statunitense ci regala momenti di pura dolcezza sottolineati dalla grande passione dei suoi vocals.

Subito dopo ecco l’unico inedito della serata, “James Dean”, che probabilmente sarà  nel suo prossimo album su cui sta lavorando ultimamente: la canzone è impreziosita da dolci armonie che la decorano, mentre il suo clima risulta piuttosto malinconico.

Il livello emozionale è in continuo aumento grazie a perle come “How You Get Hurt”, dai toni cupi, ma altrettanto sincera e piena di sentimenti che sanno arrivare ai cuori dei numerosi presenti.

Non è da meno poco dopo anche “Break The Spell”, scritta dopo una serata passata in un fado caffè a Lisbona: la sua dolcezza e la sua intimità , ulteriormente rafforzate dal set solista, sono qualcosa di così puro che sanno scaldarci anche in questa fredda serata d’autunno del nord Europa.

Incantevole come nella sua versione originale anche “If I Told” con quelle sue dolci armonie e quella sua atmosfera dolorosa, mentre “May Your Kindness Remain”, title-track del suo album del 2018, pur differente dal disco, riesce a trasmettere una grandissima passione attraverso la sua potenza emotiva.

Dopo il passaggio al piano per le ultime tre canzoni del mainset, “Ships In The Night” ci regala le ultime forte emozioni con i suoi toni riflessivi e toccanti.

Passano pochi minuti prima che la musicista di Phoenix torni di nuovo sul palco del Vega per un breve encore che si chiude con “Table For One”, un altro pezzo estatto da “Honest Life”, che Courtney aveva scritto in un periodo cupo della sua vita, mentre abitava in un van: ovviamente l’atmosfera della canzone risente di questa sua malinconia, ma la struggente bellezza della sua voce e dei sentimenti espressi rendono la fine di questo live-show davvero speciale.

Le canzoni della folk-singer statunitense erano sicuramente meno ricche dal punto di vista sonoro rispetto alle versioni originali a causa della mancanza di una band, ma allo stesso tempo forti e decise a livello emotivo ed è proprio questa sua intensità  sentimentale che ci ha conquistato e ci ha fatto apprezzare la Andrews anche in questa serata così intima e unica.