Si chiama “Gli altri e il mare” il nuovo singolo di Massimo Zamboni, secondo estratto dal suo prossimo album “La mia Patria attuale”, che uscirà  il 21 gennaio 2022 per Universal Music Italia.

Troppe sponde per un unico mare che dovrebbe mediare tra le tante terre bagnate. Mare nostro e di tutti gli altri, mediano di nome, raramente di ruolo. è difficile accettare di condividere una divinità . Ma ogni viaggio verso l’Italia è costretto ad affrontare le sue coste. Lì si gioca il futuro di un Paese che si pretende a nord e si protende invece nella direzione opposta, sconfessando le proprie origini e fortune, sentendosi altro e superiore a ciò che quotidianamente accade nelle acque. Uno sguardo indifferente ““ più spesso ostile – alle disgrazie altrui pare essere l’antidoto per scongiurare di subire un destino altrettanto sfavorevole è la nostra indifferenza a creare la differenza.” Così dice l’artista in merito al brano.

Dopo il primo singolo “Canto degli sciagurati”, la nuova canzone di Massimo è una ballata amara tutta giocata sugli arpeggi di chitarra acustica di Alessandro “Asso” Stefana, storico chitarrista di Vinicio Capossela, e le percussioni delicate di Simone Beneventi, cui si uniscono Cristiano Roversi e Erik Montanari. Un ulteriore tassello del nuovo percorso artistico di Zamboni che mette da parte la chitarra per utilizzare la voce come strumento, focalizzandosi su una dimensione più cantautorale.

Gli altri e il mare è una canzone poetica e politica che diventa invocazione a una divinità  da venerare e da maledire al tempo stesso, una risorsa che viene rinnegata, un orizzonte che preferiamo rimuovere: il mar Mediterraneo, foriero di storia e bellezza ma anche di morte e disperazione. “Ci si inginocchia alla potenza delle sue onde affidando loro speranze, visioni, chiedendo consolazioni. L’indicibile bellezza delle marine mediterranee, quella luce incomparabile, la sua storia che nessuno altro può vantare; tutto questo non basta a lenire le sofferenze che in quelle acque si consumano e spengono, e parrebbe impossibile non accettare di avere un destino in comune, non sentire la divinità  antichissima che ci lega“.