Uno si prepara la sua bella classifica di fine anno, è sicuro delle sue posizioni…manca un mese alla fine dell’anno, vuoi che ci siano gli scossoni proprio ora?
Ecco, non avevo fatto i conti con i divini Fleeting Joys. John Loring e Rorika Loring danno magnifico seguito a quello splendore di “Speeding Away to Someday”. In un attimo ci sembra di sognare se ricordiamo a quanto ci hanno fatto penare, in passato, con le speranze sempre disilluse di sentire nuova musica.

Ora eccoli qui, in forma smagliante, con un ritmo di produzione che ci permette di non avere troppa nostalgia della loro musica, perchè hanno ben capito che non devono farci aspettare troppo.
Il nuovo disco è un sublime viaggio onirico e visionario, in cui le chitarre “alla MBV“, ci dischiudono le porte di un mondo in cui profumi shoegaze e dream-pop ci fanno girare la testa, permettendoci di abbandonarci completamente a un sound altamente spirituale, sopratutto nella seconda parte del disco.

E’ vera e propria popedelia alla moviola quella che ci accoglie in “Something In Your Melody”, con un canto evocativo e soave, sporcato dalle chitarre favolose nel ritornello. Siamo già  in estasi. Nei brani successivi ecco pezzi ritmati e quelle chitarre che ogni volta ci fanno innamorare di questa band. Delizioso l’approccio pop di “Hooked Into My Soul”. Da “Try To Find Something Out” si entra nella parte più sognante del disco, inaugurata appunto da questo brano acustico, che apre le porte all’esplosione dei sensi. Nei due successivi brano lo shoegaze diventa materia incantevole, genera sospensione in volo e cristallizzazione del momento: “Quickly Through Kingdoms” in particolare è vero e proprio incanto in cui perdersi, una trasfigurazione liquida che da forma e sostanza alla parte più onirica della nostra esistenza. “Sing To Sea” chiusd l’album in modo ancora magicamente evocativo e dolcissimo, da pelle d’oca o da lacrime, fate voi, mentre la precedente “Throwaway” è miele sonoro per i nostri cuori shoegaze.

La qualità  altissima del lavoro è innegabile: i Fleeting Joys dimostrano di meritare l’appellativo di maestri. In ginocchio di fronte a tale magnificenza.

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