#10) FLEETING JOYS
All Lost Eyes And Glitter
[Only Forever Recordings]
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Il nuovo disco è un sublime viaggio onirico e visionario, in cui le chitarre “alla MBV”, ci dischiudono le porte di un mondo in cui profumi shoegaze e dream-pop ci fanno girare la testa, permettendoci di abbandonarci completamente a un sound altamente spirituale, sopratutto nella seconda parte del disco.

#9) ECHODRONE
Resurgence
[Dome A]
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La nuova uscita di questa band è una dimostrazione di grandezza assoluta e non solo in ambito dream-pop/shoegaze: un gruppo che più passa il tempo, più prende coscienza della sua capacità  di scrivere grandi canzoni, capaci di essere anche specchio assoluto del nostro tempo. La pandemia, le limitazioni, il lockdown”…nella nostra vita tutto è cambiato. Gli Echodrone mettono in musica questa nostra nuova, con una varietà  di suoni, emozioni e stati d’animo che rappresentano tanto una voglia di fuga e libertà , quanto la cura dei piccoli particolari che ci possono dare una felicità  immediata in questi periodi bui e difficili.

#8) FRENCH FOR RABBITS
The Overflow
[A Modest Proposal]
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Continua in modo assolutamente pregevole il percorso dei French For Rabbits che danno un seguito a quel “The Weight of Melted Snow” del 2019 che segnava un lavoro più ricco, musicalmente parlando, rispetto all’esordio “Spirit” del 2014. “The Overflow”, a differenza del precedente album, guadagna in leggerezza e immediatezza, senza perdere quel fascino malinconico che da sempre contraddistingue la band. Se l’involucro sembra spigliato, capace di seguire una via più morbida e accattivante alla scuola dream-pop, i testi di Brooke Singer sono tutt’altro che disimpegnati e leggeri, mettendo a nudo un percorso, anche personale, fatto di paure e fragilità . Adorabili.

#7) WOLF CLUB
Just Drive Pt.1
[NewRetroWave]
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Il climax ascendente dei WOLF CLUB arriva quindi a toccare l’apice in 12 brani calibrati perfettamente sulle coordinate della nostalgia degli anni ’80, quei suoni “al neon” che la colonna sonora di “Drive” aveva riportato magnificamente a galla. Il fatto che poi la band li avvolga anche di quella brillantezza e di quelle scintille zuccherose degne dei film John Hughes è un pregio, una decisa scelta di campo che non si ferma e non predilige la cupezza che invece lo stesso “Drive” poteva emanare.

#6) FOR TRACY HYDE
Ethernity
[P-Vine]
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Che ai For Tracy Hyde piaccia cambiare lo abbiamo ormai capito e la loro discografia, così ricca di influenze e variazioni, ce lo dimostra, ma sentire chitarre così power e addirittura profumi grunge (ma non solo attenzione, perchè emerge anche un lato popedelico che ben poco conoscevamo), beh, ci ha sorpreso non poco. Il fatto è che questi ragazzi, musicalmente parlando, qualsiasi cosa tocchino diventa oro, quindi passato il primo attimo che coincide con la sorpresa, ecco che l’esaltazione si fa subito strada. Concept album sull’America, le sue illusioni, le sue discrepanze e le promesse non mantenute, “Ethernity” non ha alcun cedimento sul piano melodico visto che i musicisti giapponesi hanno, anche questa volta, una scrittura cristallina quando si tratta di sfornare ritornelli vincenti.

#5) THALA
Adolescence
[Born Losers]
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Delizioso esordio quello messo a segno dalla giovane THALA, tedesca d’origine ma non restia a viaggi che possono comunque avere una valenza formativa. Proprio a un momento fondamentale della crescita personale come l’adolescenza è dedicato il suo sguardo in questo album, riuscendo a muoversi perfettamente in equilibrio tra suggestivi brani notturni, capaci di evocare Hope Sandoval o Lana Del Rey, e tracce più ritmate e sbarazzine, ricche di ritornelli a presa rapida. Se l’adolescenza è periodo di grandi cambiamenti, sbalzi umorali tra slanci d’apertura e attimi più intimi, beh, questo disco ne rappresenta in pieno l’essenza. Applausi convinti.

#4) THE UMBRELLAS
The Umbrellas
[Slumberland]
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Per mezz’ora si entra in contatto con un mondo fatto di purezza guitar-pop, capace di collegarsi subito con il nostro cuore più che il nostro cervello. Piccole perle tanto frizzanti e coinvolgenti quanto, a tratti, malinconiche, quando la parola agrodolce trova la sua forma perfetta. Canzoni che ci riportano alla mente piccole polaroid di vita, frammenti di vissuto, visi, volti, baci, sconfitte e vittorie che trovano immediatamente una colonna sonora in grado di farci riassaporare quei momenti.

#3) WHITE FLOWERS
Day By Day
[Tough Love]
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E’ un mondo oscuro ed etereo quello della band, come se la nostra realtà  fosse diventata quella surreale di “Twin Peaks” e la nostra colonna sonora uscisse perennemente dal Roadhouse. Joey e Katie, giovanissimi, riescono nell’intento di mettere in musica incertezze e quel senso di confusione proprio della loro età , ma che mai come ora appartiene veramente a tutti. Eppure la presenza, iconografica, del bianco ci infonde speranza, candore e purezza, come se una luce riuscisse sembre a brillare anche in mezzo a tanta uggiosità  e ansia, dati dal nero.

#2) ILLUMINATI HOTTIES
Let Me Do One More
[Hopeless]
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Dal party in piscina alla solitudine del proprio appartamento, quando si è in vena di amare confessioni sussurrate, dal dolce tramonto visto sulla spiaggia con Buck Meek alla voglia di gridare a pieni polmoni per una liberazione catartica, passando per una canzone quasi d’amore: le mille facce musicali di Sarah emergono con vitalità , energia e prepotenza. Quello che si nota in modo importante è che, nel turbinio di sentimenti ed emozioni, la Tudzin non perde mai la bussola e gestisce questo mare rigoglioso con controllo assoluto e un gusto melodico micidiale.

#1) BLANKENBERGE
Everything
[Autoproduzione]
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Non c’è un momento che non dia i brividi. Chitarre sature che ci avvolgono disegnano percorsi incantevoli che la ritmica tratteggia e consolida con andamenti vivaci e sostenuti che danno un senso continuo e costante di movimento. Il disco stesso vive, respira e si muove: un cuore pulsante che batte forte, che ci rimbomba nelle orecchie mentre il rumore ci sovrasta e la melodia compare, dolce come una carezza, necessaria come il sorriso della persona amata, toccante come l’abbraccio che aspettavamo per cancellare il dolore.