#10) ST. LENOX
Ten Songs of Worship & Praise for Our Tumultuous Times
[Don Giovanni Records]
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Questo album non sarà  nella top ten di nessuno al mondo, ne posso essere abbastanza sicuro poichè St. Lenox è stranamente ancora un artista praticamente ignorato.
Eppure non è solo un songwriter particolarmente brillante, ma è anche dotato di una grande vocalità  che riesce ad accompagnare ad un sound interessante.
E’ un cantautore moderno e “Ten Songs of Worship & Praise for Our Tumultuous Times” appare come un album vero e genuino, che ogni tanto vien voglia di riascoltare e che sicuramente continuerò a tenere in considerazione a lungo.

#9) IOSONOUNCANE
IRA
[Trovarobato/RCA Numero Uno]
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Qualcuno si è lasciato impaurire dalla impressione granitica dell’opera, percepito come un monumentale e inaccessibile lavoro ma che in realtà  non era proprio così.
“IRA” non è un album difficile ma piuttosto un lavoro che ha bisogno di ascolto attento prima di riuscire ad apprezzarlo pienamente, un’opera dalla molte sfaccettature.
Se nei precedenti lavori si aveva l’impressione del diamante grezzo qui il tentativo è quello di far brillare tutto, un lungo processo di affinamento per realizzare un vino pregiato che va gustato lentamente, come una buona bottiglia di amarone.

#8) HAMISH HAWK
Heavy Elevator
[Post Electric Artists]
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Hamish Hawk si affida a nuovi collaboratori e inizia una nuova carriera che sono sicuro sarà  interessante, non solo per la sua voce profonda e particolarmente espressiva ma soprattutto perchè rappresenta una precisa e ben fatta rivisitazione di un certo sound di matrice Marr/Morrissey.
“Heavy Elevator” è valido quanto l’esordio del buon Moz e ascoltarlo è sempre un piacere, un insieme di hit con testi mai banali, non è un esordio ma è come se lo fosse, aspetto con   curiosità  il suo prossimo lavoro e di questi tempi non è poco.

#7) THE GOON SAX
Mirror II
[Matador]
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Quando si firma per una etichetta importante si rischia di perdere la naturale freschezza ma per i Goon Sax non succede, l’album funziona ed è un passo in avanti, l’alternanza nel cantato tra i vari componenti del gruppo è elemento che da forza.
Un gran bell’album per un gruppo di ragazzi che hanno e avranno molto da dire in futuro.

#6) THE WEATHER STATION
Ignorance
[Fat Possum]
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Tamara Lindeman ritorna con un album raffinato e arrangiato magnificamente, il resto lo fanno la sua voce, i musicisti, il pianoforte e i fiati jazz, in una collezione di brani con chiare potenzialità  pop, un lavoro che sulla carta sembra essere nato per avere un vasto consenso trasversale.
Eleganza e perfezione in ogni brano interpretato magistralmente dalla coinvolgente e sensuale voce di Tamara, inaspettatamente impressionato.

#5) LUMP
Animal
[Partisan Records]
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I Lump mi sono sempre piaciuti, l’accoppiata Laura Marling e Mike Lindsay è micidiale e in continua crescita, con “Animal” si avvicinano maggiormente ad un elettro-pop allontanandosi dallo loro attitudine folk, il risultato è un album bellissimo anche sul lato melodico con brani riusciti e capaci di affascinare anche un pubblico mainstream.
La strada che stanno percorrendo è perfetta, la qualità  degli autori cristallina.

#4) LOW
Hey What
[Sub Pop]
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I Low ritornano ancora una volta con un capolavoro, il loro sound sembra quasi distruggere tutto e poi riassemblarlo in una costruzione sapientemente orchestrata che sboccia in melodie fantastiche.
Questi sono album che fanno crescere la curiosità  di scoprire come venga realizzato il tessuto sonoro che avvolge i brani, al lato melodico, che in questa occasione ha uno spazio importate, viene lasciato il compito di far diradare le nubi, solo la parte cantata viene a rasserenare in un gioco di contrasto affascinante e unico.

#3) BLACK COUNTRY, NEW ROAD
For The First Time
[Ninja Tune]
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Altro esordio dell’anno, questi giovani ragazzi talentuosi riescono a dare un tocco diverso al panorama post punk andando oltre il rock, e allo stesso tempo si mostrano con brani musicalmente incisivi e testi interessanti.
L’album si esprime con un certo lato acerbo che affascina e pone in evidenza un gruppo di giovani talenti molto promettenti, il loro esordio è folgorante ma hanno anche la possibilità  e le capacità  di poter evolvere e far crescere il loro sound.
Nel 2022 uscirà  il nuovo album, vedremo se sapranno fare ulteriori passi in avanti.

#2) ANNA B SAVAGE
A Common Turn
[City Slang]
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Amo gli esordi, sia quando l’artista è ancora acerbo sia quando si presenta già  maturo, Anna B Savage sembra una veterana e si presenta con un album perfetto.
Le qualità  vocali le conoscevamo ma questo lavoro è scintillante sia sul lato compositivo che su quello realizzativo, prodotto e arrangiato in maniera magistrale per l’artista più promettente dell’anno.

#1) Godspeed You! Black Emperor
G_d’s Pee AT STATE’S END!
[Constellation Records]
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C’era una volta una band chiamata Pink Floyd, che aveva il riconoscimento incondizionato della loro grandezza che li elevava e poneva in una condizione unica, al di fuori della concezione comune di musica popolare.
I Pink Floyd concedevano comunque spazi all’ascoltare che permetteva alla loro musica una fruizione mainstream e apprezzamenti trasversali, oggi abbiamo i I Godspeed You! Black Emperor che questa concessione non la offrono ne musicalmente ne concettualmente, perchè la definizione del concetto è politicamente disturbante ed estrema come la loro musica che emoziona, brucia e ti riduce in cenere.
“G_d’s Pee AT STATE’S END!” è il capolavoro dell’anno.