Più di cinquant’anni di onorata carriera. Milioni e milioni di album venduti in tutto il mondo. Decine di musicisti di altissimo livello che si sono alternati in una band che, a oggi, ha avuto la bellezza di otto formazioni diverse, con il solo Ian Paice sempre saldo sul seggiolino della batteria. I Deep Purple non hanno bisogno di presentazioni: sono artisti leggendari che hanno concepito, sviluppato e fatto esplodere l’hard rock come siamo abituati a conoscerlo.

Il fatto che siano ancora in attività  – nonostante un percorso travagliato lastricato di litigi, eccessi e pure qualche lutto ““ è di per sè un piccolo miracolo, considerando l’età  avanzata degli attuali componenti; Steve Morse, il chitarrista, è il più giovane del quintetto ed è un classe 1954. Tutto questo lungo preambolo per affermare un semplicissimo concetto: i Deep Purple non hanno davvero più nulla da doverci dimostrare.

Intendiamoci: con questo non voglio dire che abbiano fatto il loro corso o, ancor peggio, invitarli ad andare in pensione. Massimo rispetto per questi nobilissimi padri della musica pesante! Bisogna però essere consapevoli del tempo tiranno che scorre via impietoso. L’energia, la passione e, in alcuni casi, persino i talenti (vedi la voce del povero Ian Gillan) non sono più quelli del glorioso passato.

La crudele vecchiaia ha in qualche modo ridimensionato le ambizioni della band? E allora ben venga pure un’operazione di pura nostalgia come quella di “Turning To Crime”, un album composto da dodici cover (l’ultima in lista, “Caught in the Act”, è un lungo medley) che nulla tolgono e nulla aggiungono alla storia dei Deep Purple.

Il gruppo, con la solita classe e uno stile pienamente in linea con quello delle uscite più recenti, rende omaggio ad alcuni giganti degli anni ’50 e ’60 – ovvero i beniamini dell’ormai lontana gioventù. Tra i tanti, troviamo con piacere i Love di “7 And 7 Is”, i Fleetwood Mac di “Oh Well”, il Bob Dylan di “Watching The River Flow”, gli Yardbirds di “Shapes Of Things” e i Cream di “White Room”. Gli interventi dei solisti del quintetto, ovvero il già  citato Morse e il tastierista Don Airey, sono come di consueto una delizia per le orecchie dei cultori della tecnica e degli appassionati dell’hard rock più blueseggiante e “vintage”.

Le sorprese sono poche e non sempre buone: i numeri di puro rock and roll meritano scroscianti applausi (“Rockin’ Pneumonia And The Boogie Woogie Flu” di Huey Piano Smith e “Jenny Take A Ride!” di Mitch Ryder & The Detroit Wheels), mentre un paio di “stranezze” dai toni giurassici in salsa jump blues (“Let The Good Times Roll”) e country folk (“The Battle Of New Orleans”) forse si potevano pure evitare. Ma che importa, in fin dei conti? “Turning To Crime” è solo un divertissement per i Deep Purple. Un gioco gradevole ma destinato al dimenticatoio.

Credit Foto: Ben Wolf