Laura-Mary Carter è la frontwoman e chitarrista dei Blood Red Shoes: mentre la sua band principale pubblicherà  il suo sesto LP, “Ghosts On Tape”, a gennaio, la musicista di Brighton ha trovato anche il tempo per preparare, durante una pausa dai tour, un mini-album, “Town Called Nothing”, che segna il suo esordio solista.

Composto da sei canzoni e scritto e registrato in varie location e studi tra gli Stati Uniti e il Regno Unito, questo suo primo lavoro è stato prodotto da Ed Harcourt.

Certo non dobbiamo aspettarci di ritrovare le rumorose sonorità  alt-rock e grunge della sua band principale in questa opera prima della musicista di origini irlandesi, che la vede invece muoversi attraverso influenze country e non solo.

La opening-track “Blue’s Not My Colour” ci introduce in questo viaggio di poco più di venti minuti con un’incredibile dolcezza: come detto poco sopra, sono generi come il country, il folk e l’Americana a disegnare le sonorità  di questo pezzo. L’atmosfera è rilassata e colorata e le sue eleganti melodie dal tocco pop risultano davvero convincenti ““ ma questo lo davamo abbastanza per scontato, visto il suo ottimo lavoro nei Blood Red Shoes.

La successiva “Signs”, invece, è rumorosa e cupa (grazie a uso di synth e percussioni potenti), sebbene i vocals di Laura-Mary rimangano comunque coinvolgenti e morbidi: il viaggio sembra deviare verso desertici panorami cinematografici di lynchiana memoria.

La title-track “Town Called Nothing” fa uso della chitarra elettrica e si muove sempre su territori country-folk romantici e malinconici, mentre “The City We Live” ha un tono davvero buio e gode di un’ottima sessione di archi che aggiunge ulteriore qualità  al brano.

La conclusiva “Ceremony”, anch’essa piuttosto cupa, si muove lentamente, ma sembra essere pronta in qualsiasi momento per esplodere in qualcosa di più rock e potente (anche se ciò poi non accadrà ), cercando di avvicinarsi a toni più famigliari per la Carter.

Per questo suo esordio solista la musicista di Brighton si prende i suoi rischi, provando a sperimentare cose per lei nuove e trovando il modo per riuscire a emozionarci: un lavoro breve, ma davvero apprezzabile e soddisfacente.