“No Man’s Land”, l’ottavo album di Frank Turner, era uscito ad agosto 2019 e ora il musicista nativo del Bahrain è tornato con un altro nuovo lavoro sulla lunga distanza, realizzato dalla Xtra Mile Recordings.

Registrato agli Abbey Recording Studios appena fuori Oxford, il disco è stato prodotto e mixato da Rich Costey (Foo Fighters, Muse, Biffy Clyro) ed è composto da canzoni scritte negli ultimi diciotto mesi, che descrivono quindi anche l’ansia e le lotte che Turner ““ come tutti ““ ha dovuto sostenere in questo periodo terribile.

“FTHC” sta per Frank Turner Hardcore, preannunciando quindi un suo ritorno alle origini e ai Million Dead, il suo primo gruppo, con cui aveva pubblicato un paio di album nella prima metà  degli anni ’00: “Non Serviam”, che apre il disco, sembra proprio voler liberare la sua rabbia con una cattiveria e un’aggressività  che raramente avevamo trovato nel materiale solista del musicista inglese. Una vera e propria furia di pesanti riff che arrivano in faccia a velocità  assassina accompagnati dalla voce folle di Turner.

Poco più avanti ritroviamo la stessa violenza sonora anche in “My Bad”, una canzone tra le più personali del disco che tratta del suo difficile rapporto con il padre.

Non tutto questo nono LP di Frank ha però la stessa intensità  e gli stessi toni: il folk-punk di “Haven’t Been Doing So Well” per esempio, pur sapendo come agitare la folla (non a caso il disco è stato scritto, per ammissione dello stesso Turner, per essere suonato live), risulta più accessibile rispetto ad altri pezzi presenti su “FTHC” e riflette su dubbi e incertezze che il musicista originario dell’Hampshire ha affrontato in questi ultimi mesi.

“Miranda”, invece, è decisamente più delicata e gode di influenze di Americana, folk e pop, mentre racconta della trasformazione di suo padre diventato ora una donna trans: questo cambio ha portato non solo all’accettazione di questa sua nuova condizione da parte del figlio, ma ha inoltre migliorato i rapporti tra i due, che erano sempre stati tesi in passato.

Difficile da scrivere, “A Wave Across A Bay” è invece un pezzo dedicato a Scott Hutchison, frontman dei Frightened Rabbit e grande amico di Frank, che si è tolto la vita nel Firth Of Forth vicino a Edimburgo nel maggio 2018: nonostante la durezza del tema toccato, Turner qui riesce a rimanere delicato, vulnerabile ed estramamente franco.

Strano il finale con “Farewell To My City”, dove la sua narrazione è una specie di spoken-word spesso gridata, ma assolutamente emotiva, prima di esplodere in un melodico, ma allo stesso tempo intenso e malinconico punk-rock in cui Frank annuncia con grande sincerità  “I got tired of London, not tired of life”.

Un disco vero e personale che riporta il musicista inglese verso le sue origini punk più estreme, ma che lascia anche spazio per momenti più pop e folk, mentre il cuore di Frank è come sempre in grande evidenza.