“Pink Moon” è cruda testimonianza, attraverso un linguaggio musicale intriso di sonorità  folk-rock, di quanto la solitudine, l’isolamento, il disprezzo verso sè stessi, la depressione possano essere distruttive e laceranti. Ma è anche altro, perchè nonostante questo disco si ostini a fissare, con coraggio quasi inconsapevole, nella letale oscurità  che esiste in ciascuno di noi, le sue canzoni sono impregnate di magia e di spiritualità  e spronano gli ascoltatori, con la loro dolente dolcezza, a fuggire dalla nostra cruenta e spesso ossessiva realtà  e trovare riparo in una dimensione onirica ed ultraterrena, nella quale pensieri e sentimenti sono la medesima cosa ed è possibile udirne la voce.

La malinconia diventa un velo sottile, sollevando il quale è possibile incontrare l’essenza più veritiera dell’uomo e della natura, delle forze divine che pervadono l’universo e magari di quell’alba che spunta e che ci offre gratuita e appagante speranza. “Ed è stato bellissimo”, canta Nick Drake in “From The Morning”, come se ce lo stesse sussurrando, assorto nelle sue meditazioni, durante una piacevole passeggiata notturna, mentre una luna rosa ci scruta, benevola, dall’alto del cielo e tutti i nostri ricordi più strazianti, tutte le persone che abbiamo perduto, tutte le promesse che non abbiamo mantenuto, tutti i sogni che abbiamo infranto, non ci fanno più male, non possono più, ma diventano parte del paesaggio, dell’aria e della terra, delle infinite vie colorate sulle quali la sua musica continuerà , per sempre, a vivere e risuonare.

Il 25 Febbario del 2022, esattamente cinquanta anni dopo la pubblicazione del terzo ed ultimo album di Nick Drake, Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo pubblicano questo intimo ed avvolgente colloquio con l’artista inglese. Una conversazione senza tempo perchè, ovviamente, c’è dentro il passato di un’epoca – quella dei primi anni Settanta, fondamentale per la musica rock – che è ormai lontana, ma c’è dentro anche il nostro frenetico presente, con le sue mode e i suoi idoli transitori, ci sono dentro i due artisti italiani, con la loro anima, la loro sensibilità  e le loro esperienze e soprattutto c’è dentro il futuro, perchè quei 28 minuti di “Pink Moon” sono una rivoluzione gentile, l’esempio di come si può essere feroci e determinati senza provocare, odiare o uccidere il prossimo.

Ed in un mondo nel quale, nonostante la triste lezione del secolo scorso, vediamo ancora marciare i carrarmati contro le città  ed i paesi indifesi o le bombe ed i missili cadere su strade, ponti, case, ospedali, scuole, fabbriche, ovvero luoghi che non dovrebbero mai appartenere alla morte, perchè sono luoghi di crescita, di maturazione, di incontro, di conoscenza e d’amore, le undici canzoni di questo disco donano un messaggio umano, sociale e politico agli uomini di buona volontà . “Songs In A Conversation” è una lettura sentita, appassionante e personale dell’eredità  dell’artista inglese: le prime due canzoni sono state registrate e prodotte proprio da John Wood, il produttore storico, in Inghilterra, mentre le successive tre sono state registrate in Italia, tentando di ricostruire ed arricchire la policromia ed il calore dell’epoca alla quale esse appartengono e, allo stesso tempo, di renderle proprie, vere, autentiche. Le ultime sei canzoni sono, infine, frutto di registrazioni live intime e minimali nelle quali altri artisti hanno espresso e dimostrato la propria riconoscenza professionale ed umana nei confronti di un uomo nella cui poesia e nella cui fragilità  ritroviamo noi stessi.