Dopo le puntate dedicate a Negrita, Almamegretta e Timoria, la trasmissione “My Generation” (in onda su Sky Arte e disponibile anche on demand e in streaming su Now) vedrà  ora protagonisti i Virginiana Miller, un altro gruppo fondamentale per le sorti del rock italiano emerso nel decennio preso in esame, quello dei ’90.

Originari di Livorno, nel corso di una lunga carriera giunta fino ai giorni nostri, non hanno mai smarrito le proprie peculiarità , finendo per diventare sorta di paradigma per chiunque volesse coniugare il pop e il rock con la canzone d’autore.

Nella loro discografia non figurano album meno meritevoli di altri, pertanto per questa Top 10 Brani si andrà  ad attingere da ogni titolo del loro ricco catalogo.   Buona lettura e buon ascolto!

10. Old Baller
2019, da “The Unreal McCoy”

Aveva destato un po’ di scetticismo la scelta dei Virginiana Miller di rinunciare all’italiano, loro che erano riusciti a porre da subito tanta attenzione alle parole, complici le notevoli qualità  letterarie del cantante Simone Lenzi (poi anche valente romanziere). Invece, a conti fatti, in questo disco i ragazzi sono sembrati ancora più liberi di sperimentare e un brano come “Old Baller” colpisce molto per il suo apparato musicale e i suoni inaspettatamente vintage.

9. Formiche
2006, da “Fuochi fatui d’artificio”

In questo lavoro la band livornese si concede aperture al pop, sempre rimanendo in territori “d’autore” (pensiamo alla frizzante “Re cocomero”) ma la densità  delle emozioni è ancora elevata: basta mettersi all’ascolto di questa perla nascosta, che presenta uno dei testi più evocativi di tutto il loro repertorio. (…ma insegnami tu la vita acerba che muove dall’erba e va su/ iniziami tu ai tuoi misteri, ai miei desideri)

8. L’angelo necessario
2010, da “Il primo lunedì del mondo”

I Virginiana Miller saranno come il vino, che invecchiando migliora? Difficile dirlo per una band che sin dagli albori ha concepito piccoli capolavori, ma sta di fatto che dopo vent’anni (si sono formati nel 1990) anzichè mostrare segni di stanchezza, riescono ad alzare ancora l’asticella, confezionando un disco di estrema qualità , tra citazioni letterarie e la perfetta commistione di ogni dettaglio sonoro, in quello che è l’ultimo album con il chitarrista Marco Casini (da lì in poi a comporre il binomio alle sei corde con Antonio Bardi sarà  Matteo Pastorelli). Difficile indicare un titolo più rappresentativo di altri, la mia scelta va a questo brano presente anche nella colonna sonora del film “La prima cosa bella” di Paolo Virzì, con cui il sodalizio si sarebbe presto rafforzato ancora di più.

7. Italiamobile
1999, da “Italiamobile”

Non era semplice dare un seguito degno a “Gelaterie sconsacrate”, esordio con i fiocchi con cui i Nostri seppero imporsi tra consensi di un pubblico attento a tutto ciò che proveniva da una scena rock finalmente all’altezza e i grandi favori della critica. Ci sono riusciti proponendo canzoni più cupe, dal taglio noir, forse più ostiche e infarcite di immagini decadenti e malinconiche, anche se non prive di una certa vena ironica che già  li aveva contraddistinti in precedenza. La title track affronta il tema dell’incomunicabilità  tra le persone, lo fa in modo delicato, riuscendo comunque a trasmetterci bene il disagio del protagonista, e non può certo lasciare indifferente l’ascoltatore.

6. Tutti i santi giorni
2013, da “Venga il regno”

La canzone è anche il titolo di un altro noto film di Paolo Virzì, dove campeggia nella colonna sonora, ma i legami non finiscono qui, perchè la stessa pellicola è tratta dal primo romanzo di Lenzi (“La generazione”), che ha collaborato alla sceneggiatura. Personalmente lo considero uno dei più bei lavori del regista livornese, molto emozionante e coinvolgente, e bisogna ammettere che il brano in questione è il più adatto ad accompagnare la storia d’amore fra i due protagonisti, tra grandi sogni e difficoltà : “Tutto va, va a rovescio ma vedrai,/Che in qualche modo si farà , non piangere/Perchè, io e te/Vivremo altre primavere,/Dopo gli inverni,/Avremo tutti i santi giorni,/Per noi se vuoi… prendermi”. “Tutti i santi giorni” si aggiudicherà  il David di Donatello nell’edizione del 2013 come Miglior canzone originale.

5. Anni di piombo
2013, da “Venga il regno”

Tratta dallo stesso album (prodotto da Ale Bavo), “Anni di piombo” è una ballata che sa coniugare a un testo intenso e con immagini forti, una musica invero ariosa e melodica, senza per questo destabilizzare. Giunti a questa fase del loro percorso ormai i Virginiana Miller hanno centrato l’obiettivo, quello di essere diventati accessibili ai più, senza aver perso uno stile divenuto ormai assolutamente riconoscibile.

4. Tutti al mare
1997, da “Gelaterie sconsacrate”

In questo delizioso affresco narrativo e musicale, vi è già  ben disseminata in modo chiaro la poetica del gruppo, tra ricordi, malinconie, sorrisi e ironia: insomma, tutti i prodromi di una scintillante avventura artistica, tra le più interessanti emerse sul finire degli anni novanta.

3. La verità  sul tennis
2003, da “La verità  sul tennis”

Per buona parte della critica specializzata, è con il terzo album “La verità  sul tennis” che Simone Lenzi e compagni compiono un primo salto di qualità , spinti dalla bellezza intrinseca di brani come “Abitano la Terra”, “La vita illusa” o “Malvivente” (nel cui videoclip recita Giorgio Canali, all’epoca molto vicino alla band). La traccia che intitola l’opera giustifica gli entusiasmi, tra amori inconfessati e un perfetto impianto musicale pop-rock.

2. Dötlingen
1997, da “Gelaterie sconsacrate”

Un tema piuttosto insolito, non c’è che dire, con il Fà¼hrer intento a trascorrere i suoi giorni di villeggiatura nella cittadina della Bassa Sassonia. Vien da pensare che solo loro potevano riuscirci, vista l’attenzione alle piccole cose del quotidiano, senza ovviamente dimenticare la vera natura del soggetto in questione che “dopo qualche giorno si rimetteva in cammino e tornava a Berlino”… Brividi! Il brano uscì poi come singolo, corredato da un videoclip con filmati di repertorio, e ciò la dice lunga sul fatto che i Nostri non cercassero facili scorciatoie per emergere.

1. Lettera di San Paolo agli operai
2013, da “Venga il regno”

Sul punto più alto della nostra lista si erge questa canzone in grado di commuovere con i suoi accorati e intensi versi, che rievocano scenari lontani, dove il sociale e il politico avevano grande rilevanza nelle vite di tutti. Ma il protagonista ha dell’altro di importante cui aggrapparsi e lo fa in un crescendo emotivo di musica e parole: “Perchè credo nell’amore universale/E credo in te/Credo in Gesù cristo il redentore/E in Berlinguer/Credo nel cemento disarmato/Credo che tutto sia compiuto e che tutto sia ormai passato”.   Se l’album che lo contiene, il già  omaggiato “Venga il regno” entrò nella cinquina finalista al Premio Tenco tra i migliori in assoluto dell’anno, “Lettera di San Paolo agli operai” fece ancora meglio, aggiudicandosi la prestigiosa Targa come Miglior Canzone dell’anno. Un riconoscimento assolutamente meritato.

Franco Catalucci, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons