Il prossimo 29 aprile, via Saddle Creek, Tomberlin pubblicherà  il suo secondo LP, “I don’t know who needs to hear this…”, che arriva a distanza di quasi quattro anni dal suo debutto sulla lunga distanza, “At Weddings”.

Registrato ai Figure 8 Studios di Brooklyn, il disco è stato prodotto dal suo collaboratore Phil Weirobe, che suona anche numerosi strumenti sul disco.

“Il tema del disco”, spiega, “è esaminare, tenere lo spazio, fare un altare per i sentimenti”.

Tenere lo spazio: le canzoni di Tomberlin lo fanno letteralmente, facendo sentire lo spazio. Il suo debutto è stato ampiamente lodato per la scarsità  e la delicatezza della sua strumentazione, specialmente in contrasto con il peso emotivo dei suoi testi.

Qui, lo spazio sembra più grande e più sacro, costruito per fare eco. Pedal steel. Vecchie chitarre acustiche, appena pizzicate. Un sintetizzatore alla deriva. Percussioni fredde e spazzolate. Clarinetto e sassofono ambientali ed espansivi. Trilli aleatori di pianoforte, un sacco di piddling con l’occasionale splash. La scioltezza e l’ampiezza degli arrangiamenti trasmette un tenero riguardo per le loro parti, come se ogni arpeggio, loop, scratch fosse una conchiglia trovata o una piuma nella mano. Poi c’è lo strumento della sua voce, che ha la qualità  accattivante di essere perfettamente accordata ma suonata con riluttanza. “I’m not a singer”, canta in “idkwntht.” “I’m just someone who’s guilty.”

Ora la musicista nativa della Florida condivide un nuovo singolo, “Tap”, che è accompagnato da un video diretto dalla stessa Sarah Beth Tomberlin.

“Era il gennaio 2021, il mio primo inverno di pandemia a New York, quando ho scritto questa canzone”, dice la musicista statunitense. “Stavo indagando sulle cose che mi aiutano a connettermi con me stessa. Stavo facendo un sacco di grandi passeggiate di 10, a volte 14 miglia attraverso la città  cercando di trovare il mio centro, mentre cercavo anche di far fluire idee e ispirazione. Era un periodo piuttosto solitario, poco stimolante e con molta disconnessione, così durante le mie passeggiate tendevo ad osservare le parti della vita cittadina in cui la gente mancava o a volte rischiava per la connessione. Questa canzone si sposta attraverso scene di ciò che mi connette e disconnette da me stessa. è divertente perchè penso che rilasciare musica per essere consumata dal pubblico faccia entrambe le cose in modo molto forte per me”.

Photo Credit: Michelle Yoon