Con gran rigore, Martone ha messo in piedi un film sobrio e solidissimo che è un biopic soltanto in parte. Certamente la vita privata e artistica del padre della commedia dialettale moderna Edoardo Scarpetta è una parte centrale e interessante del film, ma oltre che la sua relazione con i piccoli figli illegittimi (i De Filippo) e quella invece con i figli legittimi considerati mai all’altezza, il film offre altri notevoli spunti di interesse.

Anzitutto c’è da considerare una vitale ricostruzione storica della Napoli della Belle à‰poque, ma ad intrigare più di ogni altra cosa troviamo la disputa giudiziaria tra Scarpetta e D’Annunzio, che diventa occasione per esplorare i confini tra arte bassa e arte alta.

Il gran mattatore del film, senza la cui mostruosa bravura non sarebbe stato possibile, è ovviamente Toni Servillo, che interpeta come fosse nulla e con mille sfumature non solo Scarpetta, ma anche i suoi personaggi.
Non c’è però un attore che sia fuori parte e meno che bravo. I miei preferiti sono stati Lino Musella nel ruolo di Benedetto Croce e Cristiana Dell’Anna nel ruolo della costumista di scena e madre di Edoardo e Peppino De Filippo.