Oggi compie quarant’anni uno dei dischi più importanti della storia dell’heavy metal: “The Number of the Beast” degli Iron Maiden. Primo disco con Bruce Dickinson alla voce e ultimo con il batterista Clive Burr, sostituito successivamente da Nico McBrain. Terzo disco della band e primo disco a raggiungere la vetta della classifica britannica. Oltre ad essere il primo album ad aver raggiunto la vetta delle classifiche europee, tutt’ora risulta essere uno dei dischi con maggiore incasso della band: 14 milioni di copie vendute nel mondo (per l’esattezza).

Facendo un piccolo recap: la band si forma in Inghilterra nel 1975 entrando subito all’interno della corrente “New Wave of British Heavy Metal”. Dopo l’esordio con il botto, pubblicano nel 1980 il loro primo disco “Iron Maiden” e nel 1981 “Killers”entrambi con Paul Di’Anno alla voce. Entrambi sono stati album che hanno riscosso un notevole successo, nonostante il secondo non sia arrivato ai livelli del primo. Al terzo album si vede come arrivano a un livello musicalmente più elevato.

Finalmente creano una vera e propria identità  che manterranno per tutti gli anni della loro carriera. Come sono gli Iron Maiden che conosciamo oggi lo dobbiamo molto a questo disco. La figura di Eddie The Head – storica mascotte della band – creata da Derek Riggs, diventa una figura importante all’interno dell’immaginario iron maideniano. Oltre a un immaginario visivo e musicale vediamo anche un songwriting più maturo, elevato e complesso.

Sogni, distopia, magia e oscurità  sono solo alcuni degli elementi presenti in “The Number of the Beast”. La bellezza di questo disco è che oltre a contenere elementi complessi dal punto di vista concettuale, il tutto viene arricchito dal timbro riconoscibile di Bruce Dickinson il quale è capace di unire all’unisono generi come l’heavy metal e il progressive.

Se si analizzano i brani uno alla volta si vedrà  come ognuno di questi presenterà  tematiche che vanno dall’onirismo allo storicismo. “Children of the Damned” – ad esempio – parla di bambini dotati di poteri psichici che sono costretti a lottare per la loro sopravvivenza. La storia è trattata dal libro “I figli dell’invasione” di John Wyndham. “The Number of the Beast” – invece –  è collegata al sogno, più nello specifico a un incubo che ha avuto Steve Harris, bassista della band. Non dimentichiamo la famosa “Run to the Hills” – brano entrato ormai nell’olimpo della musica – il quale fa riferimento alle battaglie fra i nativi d’America e inglesi ai tempi della colonizzazione degli Stati Uniti.

Diciamocelo gente, “The Number of The Beast” è tecnicamente un album perfetto. Mischia più generi creandone uno solo, il tutto accompagnato dalla voce di Bruce Dickinson che da maggior valore al tutto. Parla di storia, di incubi, ma anche di tematiche più leggere. Un disco che a quarant’anni di distanza viene apprezzato come allora.

Pubblicazione: 22 marzo 1982
Durata: 39:11
Dischi:  1
Tracce:  8
Genere:  Heavy metal
Etichetta:  EMI
Produttore:  Martin Birch
Registrazione:  1982